Industria 4.0, luci e ombre delle linee guida governative

Dagli economisti intervistati dal nostro sito piovono critiche per la perdurante mancanza di un testo con i dettagli del piano, mentre le linee guida annunciate deludono alcuni sul fronte delle competenze digitali, formazione e poli di eccellenza. Altri apprezzano l’impegno su defiscalizzazione e misure di lungo periodo. Ecco le proposte degli economisti.

Il primo dubbio è che «il piano non c’è» esordisce, senza tanti giri di parole, Francesco Seghezzi, direttore di Adapt, relativamente alle linee guida su Industria 4.0 annunciate dal ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a inizio settembre. «Aspettiamo da un anno e mezzo, ma ancora un piano vero e proprio non si vede». Stesso rilievo da parte di Mauro Lombardi, economista dell’Università di Firenze: «In Germania, Usa, Inghilterra, sono stati elaborati dei documenti precisi, in cui si argomentano delle tesi. In Italia non c’è un piano, un’analisi ben precisa».

E’ vero che Calenda ha promesso i dettagli del piano a giorni, ma dato che questa promessa è stata mancata più di una volta gli esperti si riservano ancora un po’ di scetticismo. Lo stesso ritardo del Governo italiano è visto insomma come un punto debole della strategia.

E comunque, anche le parti annunciate dal Governo non centrano, secondo l’esperto di innovazione, l’obiettivo fondamentale: l’individuazione di aree strategiche intorno a cui sviluppare la via italiana all’industria 4.0. Più positivo Marco Taisch, docente di tecnologie Industriali del Politecnico di Milano (anche perché questo piano ho contribuito a scriverlo, sottolinea), secondo il quale Industria 4.0 è un’occasione irripetibile per l’Italia, che ci ha messo troppo tempo a capire che bisogna riportare al centro delle politiche industriali il settore manifatturiero, e i contenuti del piano annunciati da Calenda «sono quelli che servono: defiscalizzazione, un importante intervento di breve periodo, che incide velocemente sugli investimenti delle imprese» e misure invece che hanno un orizzonte più ampio, relative a formazione e competenze.

Anche Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista della Bocconi, rileva che non ci sono ancora documenti su cui lavorare, ma resta positivo in termini di considerazione generali: «il governo intende usare la legislazione per creare le condizioni per industria 4.0, non solo tecnologiche, finanziarie o fiscali, ma proprio organizzative, facendo politica industriale con le leggi e non con gli interventi diretti su singoli settori e fasi industriali». Fra i punti maggiormente criticati, e oggetto di proposte alternative da parte degli esperti, la scelta di individuare quattro o cinque poli universitari di eccellenza su cui far confluire gli investimenti e intorno ai quali creare lo sviluppo di Industria 4.0. Analizziamo tutti i punti del piano attraverso l”aiuto degli esperti.

Defiscalizzazione: Calenda ha annunciato la riproposizione nel 2017 del maxi ammortamento per gli investimenti delle imprese, e un altro super ammortamento, che potrebbe arrivare al 200%, mirato in particolare gli acquisti per la digitalizzazione delle imprese. Credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Potenziamento del Fondo Centrale di garanzia per le PMI, con una riforma che favorisca i finanziamenti alle imprese con rating medio-basso, in modo da far effettivamente confluire i soldi verso i piccoli, che maggiormente hanno bisogno di stimoli per finanziarsi l’innovazione. Infine, paletti meno rigidi per il salario di produttività, che quindi viene ampliato (si parla di alzare i tetti di reddito) e considerato strumento utile allo sviluppo di Industria 4.0. Questo pacchetto di misure fiscali e sul lavoro verrà inserito nella Legge di Stabilità 2017…

 

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