Il mio canto libero – Rapporto Invalsi: dagli allarmi il coraggio di cambiare

Bollettino ADAPT 19 luglio 2021, n. 28

 

Il Rapporto Invalsi dovrebbe rappresentare un pugno nello stomaco di una nazione in cui si è perduto il senso del vero apprendimento e nella quale anni di colpevole corporativismo hanno accentuato i divari territoriali. Le stabilizzazioni a prescindere, il sistematico rifiuto di ogni valutazione esterna, la contestazione del potere gerarchico della dirigenza, la separazione tra scuola e famiglia come quello tra conoscenza teorica e pratica, i mancati investimenti nelle tecnologie e nella formazione dei docenti hanno depositato un modello incapace di preparare i più giovani ad un mondo in permanente evoluzione.

 

I pochi esempi virtuosi di collaborazione tra imprese e istruzione pubblica come i casi di docenti generosi non possono cambiare i risultati di un sistema malato. Ne è conseguenza un mercato del lavoro nel quale le competenze e le capacità richieste dalle imprese sono sempre più assenti determinando carenze ancor più gravi di quelle di talune materie prime. Si parla ora di un enfatico piano Marshall, di interventi straordinari favoriti dalle ingenti risorse finanziarie disponibili, ma nulla si potrà realizzare senza il coraggio di aprire un tavolo di confronto con i sindacati confederali prima ancora che con le categorie interessate.

 

Il cambio di paradigma richiede istituzioni determinate ad affrontare un negoziato faticoso e “rumoroso” che potrebbe scontare tensioni inevitabili dopo lunghi anni di acquiescenza alla autoreferenzialità dominante nelle scuole e nelle università. Il governo in particolare è chiamato a concludere la luna di miele del largo consenso generato dalle attese che ne hanno accompagnato la nascita. Si sprecano le espressioni roboanti sui giovani e sul futuro che dovrebbero costruire. Come si ripetono le considerazioni preoccupate sui ritardi del mezzogiorno. Il Rapporto Invalsi invoca decisioni tali da rendere diffusa la percezione che una stagione (avviatasi negli anni ‘70) si è conclusa e che ora si tratta di cambiare radicalmente. La funzione docente può peraltro ritrovare prestigio e motivazioni nella costruzione di una vera carriera, nella distinzione tra coloro che sono disponibili ad un autentico tempo pieno di insegnamento e organizzazione e coloro che preferiscono limitare la loro attività ad una definita dimensione “frontale”. Gli stessi aumenti retributivi diventerebbero in tal modo finanziariamente sostenibili ed equi. Se non ora quando?

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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