D’Antona e la Cgil, un rapporto speciale

Alle 8,30 circa del 20 maggio 1999, 29° anniversario della promulgazione della legge 300, nota come lo Statuto dei lavoratori, in via Salaria a Roma viene ucciso Massimo D’Antona, giurista e docente universitario di Diritto del lavoro, consulente dell’allora ministro del lavoro Antonio Bassolino.

 

Poche ore dopo, arriva la rivendicazione: 14 pagine stampate fronte-retro con la stella a cinque punte delle nuove Brigate Rosse: “La nostra organizzazione – si legge nel comunicato – ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D’Antona, ne ha identificato la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l’offensiva combattente”.

 

“Credo che non ci siano dubbi – affermava due anni fa ai microfoni di Rai News il segretario generale della Cgil Susanna Camusso – sul fatto che il pensiero terrorista voleva annullare uno straordinario lavoro di riforma e di attenzione e qualificazione del lavoro che D’Antona stava facendo con quella idea d’inclusione che lo Statuto doveva mantenere, come principio di diritto inespropriabile. E credo che non sia casuale che si sia scelta quella data per assassinare lui e infangare quel lavoro”…

 

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