“Reddito di cittadinanza” e contrasto alla povertà nel confronto europeo

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Bollettino ADAPT 21 gennaio 2019, n. 3

 

Il “Reddito di cittadinanza” ai sensi del DL approvato dal Consiglio dei ministri in data 17 gennaio 2019 persegue la finalità di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, come in precedenza il SIA (Supporto per l’Inclusione Attiva, l. n. 208/2015) e il REI (Reddito di Inclusione, D.lgs. n. 147/2017) (si veda S. Spattini, Dal progetto alla attuazione: prove tecniche di reddito di cittadinanza in Italia, in Bollettino ADAPT, n. 1/2019).

 

Tale obiettivo di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale è presente tra gli obiettivi della Strategia Europa 2020, misurato attraverso l’indicatore della riduzione del numero di persone a rischio o in condizioni di povertà e di esclusione sociale. Il target per l’Unione Europea nel suo complesso è stabilito nella diminuzione del numero di persone in tale condizione di almeno 20 milioni di unità (rispetto ai valori del 2008), mentre il target italiano prevede la riduzione di almeno 2,2 milioni di persone.

 

Dal 2008 al 2017 (ultimo anno disponibile), l’Unione Europa nel complesso è passata da 116 milioni di persone a rischio o in condizioni di povertà e di esclusione sociale a quasi 113 milioni (Fonte: Eurostat, [ilc_peps01], aggiornamento al 18.01.19), riducendo l’indicatore soltanto di 3 milioni, lontano pertanto dall’obiettivo. L’Italia ha addirittura una performance peggiore, poiché dal 2008 al 2017 il numero è aumentato invece di ridursi, passando da circa 15 milioni a 17,4 milioni, anche se con un trend in riduzione negli ultimi anni.

 

Nei Paesi Membri sono presenti sistemi di reddito minimo garantito, volti, insieme ad altre misure, a contrastare la povertà e l’esclusione sociale. La tabella 1 riporta gli importi mensili del reddito minimo dei Paesi Membri calcolati per la singola persona. Evidente è l’elevata variabilità degli importi di tali misure che tendenzialmente riflettono la maggiore o minore “ricchezza” di uno Stato. Tuttavia, la presenza di un reddito minimo e il suo ammontare in valore assoluto non dicono molto sulla generosità della misura e sull’impatto rispetto all’obiettivo della lotta alla povertà e alla prevenzione dell’esclusione sociale.

 

Per valutare la capacità delle misure di rispondere concretamente alle situazioni di indigenza e ridurre il numero di persone a rischio di povertà, può essere adottato un “indicatore di generosità” (tabella 2) calcolato come il rapporto tra l’importo del reddito minimo e la soglia di povertà per ogni paese (60% del reddito mediano, cioè centrale rispetto alla distribuzione dei redditi).

 

I dati mostrano che anche la generosità delle misure, come i valori assoluti, è molto variabile tra i diversi paesi europei. È possibile individuare diverse fasce di generosità. Dalla fascia più elevata con indice oltre il 70%. A quella medio-alta con indice tra il 60% e il 70%. La fascia media con indice tra il 40% e il 60%. La fascia medio-bassa tra il 30% e il 40% del reddito minimo. E infine la fascia bassa con indice sotto al 30%.

 

Tabella 1 – Importi mensili del reddito minimo per paese e per una persona singola

Paese Reddito minimo mensile (2018) Persona singola   Paese Reddito minimo mensile (2018) Persona singola
Lussemburgo € 1.401,18 Slovenia € 288,81
Olanda € 992,12 Grecia € 200,00
Danimarca € 977,00 Ungheria € 188,00
Belgio € 884,74 Portogallo € 186,68
Austria € 844,00 Estonia € 140,00
Irlanda € 828,00 Repubblica Ceca € 133,00
Francia € 545,48 Lituania € 122,00
Finlandia € 540,33 Croazia € 107,00
Italia € 500,00 Polonia € 98,00
Cipro € 480,00 Regno Unito € 82,00
Malta € 453,53 Slovacchia € 61,60
Spagna € 429,92 Lettonia € 53,00
Germania € 416,00 Romania € 30,28
Svezia € 312,00 Bulgaria € 28,50

Fonte: MISSOC, dati aggiornati al 1° gennaio 2018

 

 

Tabella 2 – Soglia di povertà, reddito minimo e indice di generosità

Paese Soglia di povertà (mensile) Reddito minimo mensile Indice di generosità
Olanda  € 1.178,08  € 992,12 84%
Lussemburgo  € 1.803,75  € 1.401,18 78%
Belgio  € 1.139,17  € 884,74 78%
Ungheria  € 249,42  € 188,00 75%
Irlanda  € 1.120,33  € 828,00 74%
Austria  € 1.237,58  € 844,00 68%
Danimarca  € 1.469,17  € 977,00 67%
Cipro  € 724,83  € 480,00 66%
Malta  € 724,83  € 453,53 63%
Spagna  € 710,17  € 429,92 61%
Italia  € 827,08  € 500,00 60%
Grecia  € 380,00  € 200,00 53%
Francia  € 1.103,83  € 545,48 49%
Slovenia  € 635,67  € 288,81 45%
Finlandia  € 1.199,33  € 540,33 45%
Portogallo  € 453,58  € 186,68 41%
Lituania  € 306,75  € 122,00 40%
Germania  € 1.096,00  € 416,00 38%
Croazia  € 310,50  € 107,00 34%
Polonia  € 297,25  € 98,00 33%
Repubblica Ceca  € 414,08  € 133,00 32%
Regno Unito  € 1.049,75  € 328,00 31%
Estonia  € 469,25  € 140,00 30%
Svezia  € 1.268,75  € 312,00 25%
Romania  € 137,08  € 30,28 22%
Slovacchia  € 359,17  € 61,60 17%
Lettonia  € 330,33  € 53,00 16%
Bulgaria  € 179,50  € 28,50 16%

Fonte: Eurostat, ilc_li01, ilc_peps01, nostre elaborazioni

 

L’introduzione del “reddito di cittadinanza” posiziona l’Italia fra i paesi con una misura di reddito minimo di generosità medio-alta. Tuttavia, il livello di generosità della prestazione non è garanzia di efficacia rispetto all’obiettivo di contrato alla povertà e all’esclusione sociale. Infatti, se l’Olanda con il reddito minimo relativamente più generoso ha un percentuale (17%) di popolazione a rischio di povertà abbastanza contenuta, altri paesi, come Ungheria o Irlanda che si collocano nella fascia di generosità alta del reddito minimo, hanno tuttavia più elevate quote di popolazione a rischio povertà, rispettivamente il 25,6% e il 24,2% (2016, ultimo dato disponibile). Tra i paesi (Bulgaria, Lettonia, Slovacchia, Romania e Svezia) con importi del reddito minimo sotto il 25% delle rispettive soglie di povertà, quindi a livelli molto bassi di generosità, alcuni (Bulgaria e Romania) hanno una percentuale della popolazione a rischio di povertà ed esclusione abbastanza elevata, tra il 30% e il 40% (fonte: Eurostat, ilc_peps01 2017), o poco sotto (Lettonia, al 28%). In Slovacchia, invece, soltanto il 16% della popolazione è esposta a questo rischio, nonostante la limitatezza della prestazione. La Svezia costituisce, poi, un caso particolare poiché il reddito minimo può essere combinato con altre prestazioni di assistenza sociale e, in effetti, anche in Svezia la percentuale di popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale è abbastanza contenuta, attestandosi al 18%.

 

Pertanto, anche incrociando l’indice di generosità con il tasso di popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale, non emerge una vera correlazione tra il livello di generosità delle misure e la quota di popolazione a rischio povertà. Non è possibile sostenere, comunque, che la sola generosità possa avere un impatto positivo ed essere efficace nel combattere la povertà e l’esclusione sociale. Infatti, la coesistenza in un dato momento di un reddito minimo sufficientemente elevato con alte percentuali di popolazione a rischio di povertà potrebbe dipendere dal fatto che l’importo del reddito minimo è stato da poco incrementato proprio per combattere gli elevati livelli di popolazione a rischio. Questo è il caso attuale dell’Italia. Viceversa, potrebbe invece dimostrare l’inefficacia della specifica misura di reddito minimo, quanto meno per come implementata in quel dato paese.

 

L’efficacia di una misura di reddito minimo dipende anche dai livelli di copertura rispetto ai potenziali beneficiari. Pertanto, solo se il numero di destinatari effettivi della misura è sufficientemente elevato, la prestazione sarà efficace in termini di riduzione della popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale.

 

Se caliamo in questo quadro il “Reddito di cittadinanza”, indipendentemente da valutazioni di sostenibilità economica, la misura pare avere un importo adeguato. Viceversa, sarà da verificare se la definizione dei requisiti di accesso consentirà sufficienti livelli di copertura in modo da poter essere efficace e avere un impatto positivo sulla riduzione della popolazione a rischio di povertà.

 

Ovviamente soltanto un monitoraggio dell’implementazione della misura consentirà di valutare l’efficacia e l’impatto, tuttavia permangono i dubbi sulle criticità già evidenziate (si veda S. Spattini, Dal progetto alla attuazione: prove tecniche di reddito di cittadinanza in Italia, in Bollettino ADAPT, n. 1/2019), in particolare il coinvolgimento di una molteplicità di soggetti nell’attuazione della misura e la conseguente difficoltà di coordinamento; senza contare il necessario adeguamento dei Centri per l’impiego, indispensabili, quantomeno nel sistema delineato dal DL, per attuare una effettiva condizionalità della misura.

 

Silvia Spattini

Direttore ADAPT

ADAPT Senior Fellow

@SilviaSpattini

 

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