Un contributo alla gestione delle problematiche giuslavoristiche della emergenza da Coronavirus

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Bollettino speciale ADAPT 27 febbraio 2020, n. 2

 

Può apparire fuori luogo, in un contesto eccezionale come quello che stiamo vivendo in questi giorni, caratterizzato da tanta confusione e da un eccesso di voci, un intervento volto a dare “informazioni di servizio” in merito a una emergenza non solo medica come quella causata nel nostro Paese dal Coronavirus. E tuttavia proprio l’estrema incertezza in cui versano lavoratori e imprese, in uno con l’assenza di una chiara e univoca comunicazione istituzionale, ci hanno indotto a realizzare questo Bollettino speciale che, in linea con lo spirito e le finalità di ADAPT, vuole raggiungere due obiettivi molto pragmatici: per un verso raccogliere e ordinare tutta la documentazione istituzionale sin qui prodotta (o comunque utile) per gestire l’emergenza rispetto alle attività produttive e alla gestione dei rapporti di lavoro; per l’altro verso fornire, anche grazie alle molte richieste di chiarimento e domande che ci sono pervenute nel corso di un webinar dedicato a questa problematica (vedilo open access qui), alcune prime interpretazioni e qualche orientamento operativo rispetto alla legislazione emergenziale, in attesa di eventuali chiarimenti istituzionali che ancora tardano a venire o che, quando giungono, non sempre sono esaurienti rispetto alle molteplici casistiche che si stanno prospettando.

 

Con questo bollettino speciale su Una emergenza non solo medica: primi indirizzi operativi per la gestione dei rapporti di lavoro non intendiamo pertanto valutare nel merito le scelte politiche sin qui adottate a livello nazionale o locale e tanto meno sollecitare il possibile intervento delle parti sociali che potrebbero fornire un importante contributo attraverso i sistemi bilaterali (come nel caso del fondo bilaterale dell’artigianato) o anche una contrattazione di prossimità coerente con le esigenze e le emergenze presenti in ciascun territorio interessato dall’emergenza Coronavirus. E tanto meno intendiamo avanzare, attraverso soluzioni semplicistiche e di facile presa su un’opinione pubblica disorientata, soluzioni “consulenziali” che, al pari di quanto sta avvenendo con l’accaparramento delle mascherine protettive, possono fare più danni che risolvere i non pochi problemi che stanno via via emergendo e che stanno paralizzando non solo l’economia ma anche una intera società. Si pensi, in particolare, al tanto citato lavoro agile che, presentato come la panacea per tutti i mali della emergenza lavorativa dettata dal Coronavirus oltre che come facile risposta ai problemi di produttività italiani, si sta risolvendo in un banale (e antico) “lavoro da casa” realizzato senza alcuna reale innovazione organizzativa e culturale che lo strumento comporta se applicato correttamente e con consapevolezza.

 

Ora, servirebbe certo anche un intervento di valutazione del merito dei provvedimenti adottati dal Governo e dalle istituzioni locali, soprattutto per segnalare una volta per tutte l’urgenza di un nuovo sistema di protezione sociale che copra tutti i lavoratori e tutti i settori produttivi, a prescindere dalle dimensioni aziendali e dalle tipologie contrattuali. Ma di questo avremo modo di parlare a emergenza terminata. Piuttosto, come ricercatori e giuristi del lavoro, ci siamo ora concentrati sui profili di maggiore criticità sforzandoci di abbandonare, secondo quanto ci è stata suggerito da chi ha una significativa esperienza in ruoli decisionali (vedi M. Sacconi, Coronavirus: equilibrio tra esigenze prevenzionistiche e continuità della vita attiva in Bollettino ADAPT del 24 febbraio 2020), un pedante atteggiamento formalistico da azzeccagarbugli, del tutto fuori luogo in questa circoscritta fase emergenziale, per trovare soluzioni di buon senso e tecnicamente compatibili con le reali esigenze di imprese e lavoratori. Questo tenendo presente che le esigenze sono variegate perché si passa dai settori e dalle professioni in prima linea nel contenere il virus (medici, infermieri, personale di pubblica sicurezza, ma anche giornalisti e addetti alla informazione che sono oggi impegnati ben oltre i normali orari di lavoro ecc.), ai settori più colpiti o sensibili vuoi per intervento della pubblica autorità (esercizi pubblici, teatri, musei, scuole, università), vuoi per la situazione di allarme che si è creata fuori e dentro il Paese (turismo, agenzie di viaggi, alberghi, ristoranti, attrazioni) vuoi per l’esposizione alle situazioni di rischio (trasporti, mobilità), vuoi per la pressione esercitata dalla situazione di preoccupazione creata nella opinione pubblica e nei consumatori (il settore alimentare), vuoi infine per l’estrema vulnerabilità delle catene globali del valore (il settore automotive e dell’elettronica in particolare e tutte quelle attività che ruotano attorno a forniture provenienti dalla Cina). E questo anche senza dimenticare settori destrutturati o di difficile regolazione giuridica, come i servizi di cura e assistenza alla persona e alle famiglie, che si svolgono spesso in forme non regolari e comunque con alto tasso di informalità, o anche le catene degli appalti e dei subappalti che spostano e scaricano inesorabilmente il rischio sull’anello debole della catena.

 

Data la complessità del tema ci siamo pertanto mossi in due direzioni. Per un verso, con questo Bollettino abbiamo ordinato per tematiche e in ordine logico, i tanti documenti normativi utili per rispondere alle domande e ai dubbi che imprese, lavoratori e operatori giuridici si stanno ponendo. Per l’altro verso abbiamo deciso di affrontare, con i contributi che seguono di Giovanni PiglialarmiEmanuele Dagnino e Lorenzo Pelusi  i tre grandi capitoli di natura lavoristica e cioè, rispettivamente, (1) il tema delle presenze / assenze dal lavoro anche in ragione della sospensione della attività produttiva, (2) la prospettiva offerta dal lavoro da remoto o con tecnologie di nuova generazione, (3) le problematiche in materia di normativa di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Un affondo è stato fatto anche con riferimento alla questione, centrale in questa fase per risalire alle persone contagiate, del trattamento dei dati sensibili e delle informazioni relative allo stato di salute dei lavoratori.

 

I contributi e le analisi tecniche, necessariamente specialistiche, che ora condividiamo coi nostri lettori, sono il frutto di un confronto interno non sempre facile, ma su cui ci sentiamo di mettere la faccia nella prospettiva sopra anticipata della interpretazione di buon senso e pertanto valida esclusivamente in questo breve lasso di tempo e comunque solo in assenza di diverse indicazioni istituzionali rispetto alle quali le nostre osservazioni hanno carattere meramente sussidiario.

 

Ringrazio i nostri giovani ricercatori, che si sono prestati a questo esercizio ricostruttivo, i soci di ADAPT che, con il loro generoso sostegno, ci consentono il lusso di dedicare tempo ed energie ad attività particolarmente onerose come questa, in termini di impegno e responsabilità, e anche i tanti amici e lettori del Bollettino ADAPT che ci hanno sommerso di domande, casi e dubbi consentendoci una maggiore e migliore conoscenza delle problematiche reali che ora mettiamo a fattor comune. Credo che proprio quest’ultimo sia il valore principale e il tratto caratterizzante di questa nostra piccola (ma spero utile) iniziativa. Come ha scritto Urlich Beck (An interview with Urlich Beck on Fear and Risk Society) non sappiamo se viviamo in un mondo più rischioso di quello delle generazioni passate. Non è la quantità di rischio a incidere ora sulle nostre paure, ma la scarsa qualità del controllo. È l’incontrollabilità delle conseguenze delle “decisioni di civiltà”, infatti, a produrre la differenza e la tanta confusione che regna e che ci rende tanto vulnerabili. E’ nostra convinzione, infatti, che solo condividendo con mente aperta e spirito costruttivo dubbi, problemi e incertezze potremo assieme contribuire a costruire un futuro del lavoro migliore di quello che abbiamo ereditato.

 

Così è nata ADAPT esattamente venti anni fa e così vogliamo continuare a operare nei prossimi anni. Spero che la situazione torni presto alla normalità anche perché il 18 marzo, a Roma, è nostra intenzione riflettere con tutti voi sul cammino sin qui percorso e su quale direzione intraprendere per continuare a dare contributi progettuali e a valorizzare giovani competenti e animati da passione come quelli che hanno contribuito così brillantemente a questo Bollettino speciale.

 

Michele Tiraboschi

Coordinatore scientifico di ADAPT

@MicheTiraboschi

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