Si muove il mondo del lavoro: a febbraio 76.000 imprese chiedono la decontribuzione per le assunzioni

Primi monitoraggi per il Jobs Act:  tra il primo ed il 20 febbraio sono state 76 mila le imprese che hanno fatto richiesta di decontribuzione per assunzioni a tempo indeterminato.

 

Era l’operazione prevista appunto dalla riforma del lavoro applicabile per i primi tre anni alle assunzioni a tempo indeterminato, misura poi approvata dalla legge di stabilità.  Lo ha detto il presidente dell’Inps Tito Boeri spiegando che le persone coinvolte dalle assunzioni potrebbero essere molte di più.

 

Il tetto massimo di decontribuzione è di 8000 euro; andranno invece pagati i contributi Inail. I numeri saranno comunque  diffusi a fine mese afferma Boeri. Bisognerà vedere quante di queste assunzioni sono stabilizzazzioni di contratti a tempo determinato e quante invece veri e propri reclutamenti.

 

Per ora valgono le parole del presidente Inps, a fine mese si vedranno i dati che “l’Istituto fornirà sistematicamente” aggiunge Boeri, mentre Adapt, l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali  fa notare che le richieste delle aziende sono sulla decontribuzione e non sul contratto a tutele crescenti, quello che supera cioè l’articolo 18. Segno che alle imprese interessa il costo del lavoro, piuttosto che l’articolo 18.

 

Ad onor di cronaca c’è però da dire che a febbraio il decreto sulle tutele crescenti non era ancora in vigore.

 

“Questo è il primo, importante segnale positivo ottenuto grazie a chi, come noi della Cisl, ha creduto e si è battuto per cambiare la riforma del mercato del lavoro e favorire le nuove assunzioni, in un quadro di tutela e salvaguardia di tutti i lavoratori” commenta il segretario confederale Petteni.

 

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