Jobs Act: riavvolgere il nastro, scavare più a fondo

Notiziola domenicale sul Corriere, di quelle che non sai mai se sono state fatte scivolare nel giornale perché serviva spazio da riempire o se sono lo scoop dell’anno. Come che sia, se vera, sarebbe il segno che il paese sta procedendo a tuta randa in direzione ostinata e contraria ma sempre coerente con quella che pare una missione: gli scogli.
Si parte dalla constatazione che le ore di cassa integrazione sono pressoché crollate, e si sospetta che ciò possa dipendere non solo dalla “vibrante” ripresa in atto in questo paese ma anche dalle nuove norme del Jobs Act, che ha accorciato la durata e resa meno semplice la concessione della cassa. Poiché siamo all’ultimo miglio prima delle elezioni, come del resto siamo sempre, ogni anno, pare (da sottolineare) che governo e maggioranza stiano pensando a reintrodurre la cassa integrazione in deroga. Oltre a resuscitare la mobilità, che da inizio anno non esiste più per effetto della riforma Fornero del 2012. Tutto, ça va sans dire, con valutazioni caso per caso.

Ora, dove starebbe il problema? Nel fatto che tra le poche cose ben fatte del Jobs Act vi è stato il cambio di filosofia dalla protezione del posto di lavoro a quella del lavoratore. Certo, è principio astratto e gli strumenti messi a supporto di tale principio, prima tra tutte la panoplia delle politiche attive, si stanno dimostrando un morticino…

 

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