Garanzia giovani, solo uno stage su quattro diventa un contratto vero

Stage per coprire carenze di organico. Muratori, manovali, commessi, baristi, addetti alle pulizie domestiche. Le aziende pagano per ogni tirocinante 150 euro al mese. Il resto lo mette l’Europa, tramite le regioni che partecipano al rimborso spese. Il programma governativo Garanzia Giovani — a tre anni e mezzo dal suo avvio — è un cantiere aperto. Alle prese con una sfida titanica: accompagnare nel mercato del lavoro quei 2,5 milioni di Neet (giovani che non lavorano, né sono impegnati in un percorso di studi) fuori dai radar. Il rapporto trimestrale dell’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive guidata da Maurizio Del Conte, ha appena rilevato che il 70% delle misure proposte sono tirocini. Una percentuale tre volte superiore alla media europea. Il 26% degli stage si è convertito in un contratto di lavoro.

Numeri non troppo lusinghieri, anche se sono aumentate le “prese in carico” di Garanzia Giovani. Ormai oltre un milione di giovani ha svolto il colloquio conoscitivo. Si sono accorciati anche i tempi di risposta per segnalare posizioni aperte delle aziende, che inizialmente erano sembrate refrattarie e ora sono state coinvolte. Il rischio principale, segnala l’associazione Adapt guidata dal giuslavorista Michele Tiraboschi, è che Garanzia Giovani stia assumendo forme distorte…

 

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Garanzia giovani, solo uno stage su quattro diventa un contratto vero
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