Le relazioni adattive

Il seminario promosso dall’Associazione Amici di Marco Biagi sulla “fine del diritto pesante del lavoro nella quarta rivoluzione industriale”, coordinato da Emmanuele Massagli, ha evidenziato la distonia tra la tradizionale regolazione dei rapporti di lavoro e il radicale cambiamento dei modi di produrre indotto dalle nuove tecnologie digitali. Mariano Corso del Politecnico di Milano e Simone Bressan della Fondazione Impresa lavoro ci hanno raccontato gli effetti pervasivi delle innovazioni sui modi di consumare e lavorare spazzando via il minimalismo di chi solo poco tempo fa riduceva tutto al lavoro da remoto e alla conciliazione tra le esigenze di vita.

 

Così come già la legge approvata dal senato ha messo in discussione la rigida separazione tra autonomia e subordinazione nella prestazione lavorativa riproposta dal Jobs Act evidenziando come tutti i lavori, dipendenti e indipendenti, siano sempre più omologamente orientati al risultato e bisognosi di tutele per l’occupabilita’, la salute, la previdenza, l’assistenza. Si tratta peraltro di trasformazioni che si evolvono con caratteristiche di velocità e di imprevedibilità senza precedenti per cui il rinnovamento delle regole, secondo gli intervenuti, non può essere affidato ad una fonte rigida come la legge, per definizione incapace di rincorrere le novità. Nemmeno per garantire la salute e sicurezza nel lavoro, come ha osservato il presidente della SIMLII Violante contrapponendo i due modi opposti di recepire le stesse direttive europee in Svezia ed in Italia. Così come e’ emerso il problema dei modi con cui rendere effettivo il fondamentale diritto del lavoratore ad accedere ad abilità e competenze in quanto diritto sostanziale, promozionale e non sanzionabile. Roberto Pessi e Michele Tiraboschi, nella consapevolezza anche della fase di transizione dal vecchio al nuovo, hanno fatto riferimento alla possibile, grazie all’art.8 del 2011, cedevolezza delle regole generali in favore della duttile contrattazione di prossimità che a sua volta, in quanto orientata all’obiettivo del reciproco adattamento tra imprenditori e lavoratori, non può essere irrigidita in modelli astratti.

 

Di essi e’ parso diffidare lo stesso vicepresidente di Confindustria delegato alle relazioni industriali Maurizio Stirpe che ha assunto a riferimento di ogni negoziato collettivo il primario obiettivo della produttività. E il direttore di Federmeccanica Paolo Franchi ha ipotizzato un contratto nazionale di tipo nuovo in quanto idoneo “solo” a quei profili che interessano allo stesso modo tutti i lavoratori come il diritto all’apprendimento e quello alle prestazioni sociali complementari. Mentre i salari non possono che crescere la’ dove ciò e’ reso possibile dagli andamenti aziendali. Starà alle parti individuare i modi con cui rendere esigibili questi aumenti anche ove il sindacato non e’ presente. Luca De Compagri, per la Fondazione dei Consulenti del Lavoro, ha esaminato, apprezzandoli, i due disegni di legge a mia prima firma per uno Statuto dei Lavori sussidiario in favore della contrattazione collettiva e individuale e per una regolazione semplice e certa della prevenzione in materia di salute e sicurezza nel lavoro. Il seminario ha insomma depositato riflessioni che saranno presto raccolte in un e-book realizzato con Adapt.

 

In esso sarà agevole rinvenire in un sistema di diffusi contratti collettivi e individuali pragmaticamente adattivi il modo con cui imprenditori e lavoratori potranno condividere l’impegnativa transizione alla nuova dimensione del lavoro “agile” e dell’industria 4.0. Giuseppe Bertagna, in un suo contributo scritto al seminario, ha espresso fiducia nella capacità della società italiana di impiegare le nuove tecnologie perché il nostro genius loci e’ sempre consistito nel “protagonismo inventivo e creativo del piccolo imprenditore e del lavoratore”. La sfida sarà quindi formativa perché questa attitudine dovrà essere alimentata da una ancor più coraggiosa rivisitazione di tutte le attività educative sulla base della integrazione tra apprendimento teorico ed esperienze pratiche. Un piano nazionale straordinario di alfabetizzazione digitale dovrebbe, in particolare, rimuovere le barriere che inibiscono molti adulti rispetto all’impiego delle tecnologie. Non sta scritto infatti da nessuna parte che a seguito di questa rivoluzione industriale pochi saranno gli eletti e molti gli esclusi. E i decisori hanno il dovere di perseguire l’obiettivo possibile di una società ancora più attiva.

 

Maurizio Sacconi

Presidente Commissione Lavoro del Senato

@MaurizioSacconi

 

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Le relazioni adattive