Laurea online? Offre Starbucks Corsi pagati per i dipendenti

Howard Schultz, il fondatore di Starbucks, si è costruito l’immagine di imprenditore lungimirante, attento al sociale, generoso (per gli standard Usa) nell’offrire l’assicurazione sanitaria anche ai dipendenti stagionali e part-time e nel trasformare i suoi bar, negli anni della recessione e dei licenziamenti di massa, in uffici di collocamento o in «hub» dove artigiani e titolari di piccole aziende si incontravano per sviluppare nuove idee imprenditoriali.
 
Stavolta l’istinto filantropico dell’industriale visionario che ha creato dal nulla la più grande catena mondiale del caffè ha, però, superato ogni limite: Schultz ha annunciato ieri che Star bucks offrirà a tutti i suoi 135 mila dipendenti la possibilità di laurearsi seguendo i corsi «online» della Arizona State University. Tutto (o quasi) a spese dell’azienda.
 
L’imprenditore ha aggiunto di non sapere quanto tutto questo costerà all’azienda: dipenderà dal numero di dipendenti che utilizzeranno il programma. Non saranno pochi: il 70 per cento degli addetti del gruppo sono studenti che lavorano nei negozi di Starbucks mentre cercano di completare i loro corsi. Più ancora dell’impegno finanziario, a colpire di questo «bonus» senza precedenti offerto a tutto il personale è il fatto che, pagando i loro studi, Schultz finisce, di fatto, per incentivare l’esodo dei dipendenti appena beneficiati: ottenuta la laurea questi baristi andranno sicuramente a cercarsi un lavoro più qualificato.
 
L’imprenditore di Seattle che però è cresciuto a New York, in un complesso di case popolari di Brooklyn ammette l’apparente controsenso, ma è convinto che anche questa iniziativa finirà per risolversi in un vantaggio d’immagine e anche commerciale per Starbucks, benvoluta dai suoi clienti e anche dai dipendenti. Del resto questa è stata fin dall’inizio la filosofia dell’imprenditore che, trattando con riguardo la forza-lavoro (negli anni ha offerto al personale «stock option», oltre all’assicurazione sanitaria), è riuscito a tenere lontani i sindacati. Un «investimento sociale» che si è rivelato anche finanziariamente redditizio: il valore dell’azione Starbucks è aumentato di cento volte dalla quotazione in Borsa, 22 anni fa.
 
Stavolta, però, la scommessa è molto impegnativa: sul piano finanziario perché l’università online più a buon mercato di quella fisica, visto che ha spese minori per aule, campus, biblioteche eccetera costa comunque circa diecimila dollari l’anno. Starbucks si assumerà tutti gli oneri per chi è già al terzo o quarto anno, mentre chi inizia da zero otterrà una borsa di studio di 6.500 dollari e, per il resto, verrà aiutato a chiedere il contributo pubblico dei Peli Grant.
 
Alla presentazione di ieri c’erano, oltre al presidente dell’Arizona State University, Mike Crow, anche Arne Duncan, Ministro della Pubblica istruzione di Obama. Una presenza che testimonia il sostegno del governo a questo programma ed ha anche il significato di una sorta di «incoronazione» dei corsi universitari digitali e delle lauree via Internet che puntano alla pari dignità con quelle conseguite tra le mura degli atenei. Un primo, parziale, esperimento lo aveva fatto quattro anni fa un’altra catena, quella dei supermercati Wal-Mart, che aveva dato un sostegno più limitato ai suoi dipendenti che frequentavano l’American Public University, un’altra università digitale Usa.
 
Schultz che vuole svolgere anche un ruolo politico non nasconde ambizioni che vanno ben oltre i confini di Starbucks: «“L’american dream” è andato in pezzi, le diseguaglianze continuano a crescere, aumenta il numero di coloro che restano indietro: cerchiamo di dare un contributo per capovolgere questa tendenza». «Col ceto medio sempre più schiacciato aggiunge Crow -, se non facciamo qualcosa vedremo il treno della nostra società andare incontro a un inevitabile deragliamento».
 
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