CNEL: una nuova opportunità e una sfida per le parti sociali

Alla vigilia del referendum è capitato a tutti di vedere in televisione servizi in cui i giornalisti che interrogavano i cittadini sul ruolo e sulle funzioni del Cnel ricevevano nel migliore dei casi risposte pasticciate e nella peggiore delle ipotesi trovavano persone del tutto ignare su cosa si celasse dietro questo acronimo.

Sui social network lo sberleffo è stato ancora più evidente con la diffusione di foto che alludevano ai festeggiamenti per la mancata abolizione del Cnel e addirittura c’è stato chi stava pensando di salutare il 2016 organizzando la festa a Villa Lubin, prestigiosa sede del Consiglio nazionale Economia e lavoro.

Negli ultimi tempi sul Cnel si è spesso ironizzato e scherzato ma di là di queste goliardiche trovate all’indomani del referendum che ne prevedeva l’abolizione, è obbligatorio interrogarsi e riflettere su quello che dovrà essere il futuro di quest’organo costituzionale.

E penso che bisognerebbe ripartire proprio dalle ragioni che i padri costituenti individuarono e inserirono nella carta fondamentale dello Stato all’articolo 99, facendo un’autocritica profonda su quella che è stata l’importanza che tutte le parti sociali hanno attribuito al Cnel in questi anni.

Già lo scorso anno sempre su questo blog, avevo evidenziato che qualora con il referendum si fosse proceduto all’abolizione del Cnel, si sarebbe posto un problema di rappresentanza degli interessi delle imprese.

La mancata abolizione rappresenta cosi l’opportunità giusta per rendere finalmente efficiente la struttura, un’autoriforma che spetta alle parti sociali e che nel merito e nel metodo va concordata e non invocata per ripristinare l’esistente come sembra si stia tentando di fare…

 

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