Applicativo web a supporto del Risk Assessment per le attività in ambienti sospetti di inquinamento o confinati

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Lo scorso giovedì si è tenuto a Roma il seminario “Applicativo web a supporto del Risk Assessment per le attività in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”.

 

Il seminario, tenutosi presso la direzione generale dell’INAIL, era volto ad evidenziare gli esiti del progetto “Sviluppo di un portale per il supporto della valutazione dei rischi delle lavorazioni in ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento” promosso da INAIL attraverso il Bando Ricerche BRIC 2015 ID 14. Si tratta di un progetto che ha sviluppato un portale online volto ad approfondire le problematiche connesse alle attività in ambienti confinati – come cisterne, serbatoi, silos e autoclavi – considerando i principali fattori di rischio che caratterizzano il settore: dalla legislazione vigente alla definizione del concetto di ambiente confinato, con la conseguenza necessaria di dover individuare i rischi insiti nell’organizzazione aziendale, la qualificazione d’impresa, le fasi di lavoro, la procedure di emergenza e salvataggio, i DPI.

 

L’applicativo web raccoglie più di 600 casi connessi a questa tipologia di infortuni verificatisi in Italia dagli anni Sessanta ad oggi. Oltre all’applicativo nel corso del seminario è stato presentato anche un robot progettato specificatamente per il settore vitivinicolo che consente di surrogare il lavoratore all’interno degli spazi confinati durante le operazioni di svuotamento dei tini.

 

“Si tratta di luoghi in cui avvengono infortuni gravi, spesso mortali. Di frequente sono coinvolte anche intere squadre: lavoratori che si lanciano nel tentativo di salvataggio dei colleghi per primi colpiti” ha detto Massimo De Felice, in apertura dei lavori. Il Presidente dell’INAIL sottolinea poi l’esigenza di definire i protocolli di azione per proteggere dai rischi i lavoratori e per disciplinare in sicurezza le eventuali azioni di salvataggio, partendo dai protocolli di informazione, formazione e addestramento, come sottolinea anche il direttore centrale Ricerca dell’INAIL, Edoardo Gambacciani, il quale insiste ricordando che “una cosa è imparare, un’altra è fare”.

 

Risulta necessario, a tal fine, eliminare vaghezze interpretative, definendo in modo chiaro e univoco cosa si intende e come si individua un ambiente confinato o sospetto di inquinamento. Dunque, è importante in primis conoscere il fenomeno che si deve analizzare, catalogare i casi e le fonti di rischio.

 

In un’ottica di Industry 4.0 l’ausilio della tecnologia risulta fondamentale: può produrre nuovi fattori di rischio, ma se ben utilizzata può sostituire attività lavorative di per sé pericolose trasferendo il rischio dal lavoratore alle nuove macchine utilizzate.

 

Oggi più che mai c’è un’attenzione particolare alla persona e, come sostiene il Dott. Di Donato, primo tecnologo dell’INAIL, non dobbiamo trascurare le caratteristiche psico-fisiche del lavoratore, verificando dunque l’idoneità alla mansione per evitare incidenti che purtroppo ancora oggi continuano a verificarsi con costante drammaticità. Incidenti come quello a Molfetta nel 2008, al Track Center, dove persero la vita cinque operai: Carlo De Petris, responsabile Dit Inail, ricordando l’accaduto sottolinea il grande impegno messo in atto dall’Istituto per contrastare il perdurare di questi eventi, partendo dalla promozione delle misure preventive. In tal senso l’applicativo web vuol essere un “repository in grado di offrire la possibilità di promuovere e sviluppare in modo organico le più efficaci procedure di prevenzione, ponendo le basi per colmare un’assenza di informativa statistica relativa all’incidenza delle cause di questo tipo di infortuni”.

 

Ripartire dall’ABC”, come affermato da Cinzia Frascheri di CISL: spesso all’origine degli infortuni nei luoghi di lavoro, anche mortali, troviamo la mancanza delle più elementari regole sulla sicurezza: scarsa attenzione, eccessiva confidenza con l’attività lavorativa svolta e mancanza delle misure preventive di base. Nel corso del seminario sono stati dunque analizzati gli aspetti principali di rischio legati agli ambienti sospetti di inquinamento o confinati: da questo punto di vista l’applicativo web si qualifica come supporto indispensabile per garantire un’adeguata attività di informazione mirata alla conoscenza degli specifici fattori di rischio. Grazie a questo strumento è poi possibile anche la pianificazione di eventuali situazioni di emergenza, dal momento che troppo spesso il tentativo di aiuto messo in atto da alcuni lavoratori si è tradotto in improvvisati interventi di soccorso che purtroppo hanno incrementato il numero delle vittime.

 

Nel corso del seminario si è poi concentrata l’attenzione sui concetti e le definizioni – e la scarsa chiarezza di essi – riguardanti gli ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi del D.P.R. 177/2011 e del D.lgs. 81/2008. L’Ing. Bacchetta ricorda che non possiamo parlare propriamente di mancanza di definizione, quanto piuttosto di definizioni tecnicamente inapplicabili: “la difficoltà per l’azienda riguarda innanzitutto l’individuazione del luogo di lavoro” in ordine alla definizione di ambiente confinato o sospetto di inquinamento. Potenzialmente, infatti, molti luoghi di lavoro potrebbero rientrare nell’ampio concetto di ambiente confinato, ed è per questo che risulta fondamentale valutare attentamente caso per caso.

 

L’analisi storica degli incidenti si inserisce in questa prospettiva come base dati di valutazione, indispensabile per comprendere le logiche sottostanti e l’analisi del procedimento. È necessario però fare un ulteriore salto di qualità: contestualizzare il risk assessment ad uno specifico luogo di lavoro per effettuare una valutazione ragionata e concreta dei rischi presenti nell’organizzazione aziendale in modo da attuare un piano di prevenzione concreto ed efficace. Troppo spesso infatti si assiste a valutazioni dei rischi “copia-incolla”, del tutto inidonee a prevenire i rischi all’interno della specifica organizzazione produttiva di riferimento.

 

Il dott. Gambacciani sottolinea infine il ruolo determinante della ricerca dell’INAIL in questo contesto, essenziale non solo per colmare eventuali punti di incertezza lasciati dalla legislazione – attraverso lo sviluppo di linee di indirizzo e buone prassi – ma anche fornire strumenti concretamente operativi per tutte quelle aziende che sono o intendono operare in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. L’applicativo consente infatti di effettuare un’approfondita valutazione dei rischi e di identificare un percorso di training efficace tramite l’impiego di attrezzature idonee, svolgendo una corretta programmazione di tutte le fasi operative.

 

Ben venga, dunque, la nuova tecnologia, come l’applicativo e il robot: ma non basta! “Oggi si parla di Industria 4.0, ma in casi come questi è necessario partire dalle regole basilari della prevenzione”, afferma il Direttore generale dell’INAIL Lucibello, concludendo i lavori. In questa prospettiva risulta dunque essenziale e strategico il ruolo e la capacità dell’INAIL di fare rete con partner scientifici di altissimo livello, in modo da poter affrontare queste tematiche nel modo più adeguato. E questo è solo un esempio, un primo risultato, di ciò che può fare la ricerca: uno strumento straordinario a disposizione delle imprese per fare in modo che i tragici eventi del passato possano essere evitati nel futuro.

 

Giada Benincasa

ADAPT Junior Fellow

@BenincasaGiada

 

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