WelfareNet, un modello (anche per il Legislatore) per conciliare benessere e produttività

Dialogo, condivisione e integrazione pubblico-privato. Queste le chiavi di lettura del progetto WelfareNet: La rete che produce ben-essere, finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito del Fondo sociale europeo, che ha interessato le province di Padova e Rovigo. L’obiettivo è stato, infatti, la creazione di una rete del welfare tra i vari soggetti interessanti dalle politiche di work-life balance: aziende, enti pubblici locali, parti sociali e terzo settore.
 
 
La mappatura dei concreti bisogni del territorio e dei servizi e delle azioni già erogate ha costituito il passaggio primario. Tale attività è stata importante non solo per ricostruire il contesto di riferimento, ma anche ai fini di una maggiore e più corretta conoscenza del tema, elemento fondamentale per favorire la sperimentazione e l’implementazione di modelli di armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro.
 
 
Le politiche di conciliazione più innovative non sono prerogativa solo delle grandi aziende e non sono un costo a perdere, ma interventi win-win-win. Vince il lavoratore migliorando la propria qualità della vita e ottenendo benefit di costoso accesso sul mercato, senza subire il peso della tassazione; vince l’impresa, perché incrementa la produttività del dipendente e la sua fidelizzazione; vince anche il territorio, che integra o compensa tutele previdenziali, assistenziali, sanitarie e culturali.
 
 
Non sempre, però, vi è un corretto matching tra misure erogate e bisogni effettivi della popolazione aziendale. Questo accade quando al centro delle misure di conciliazione e welfare aziendale non è messo il lavoratore o, meglio, la persona al lavoro. Ciò che frequentemente manca è proprio quel dialogo tra tutti i soggetti coinvolti, che non a caso il progetto WelfareNet ha posto come obiettivo prioritario.
 
 
L’indagine, condotta nell’ambito del progetto, ha interessato quasi mille lavoratori, “ascoltati” anche come consumatori e cittadini, e circa 150 aziende, il 74% delle quali con meno di quindici dipendenti (in non pochi casi vere e proprie micro-imprese). Sono state incontrate anche le parti sociali, terzo settore e degli enti pubblici.
 
 
Si è, quindi, tratteggiato un quadro a 360° delle politiche di conciliazione vita-lavoro nei territori di Padova e Rovigo, ottenendo una fotografia interessante non solo localmente, ma per tutti coloro che vogliano scommettere sulla creazione di reti di welfare.
 
 
Una ricostruzione, la cui lettura sarebbe preziosa anche per il Legislatore, in queste settimane impegnato ad approvare il decreto del Jobs Act dedicato a conciliazione, maternità e paternità. Un articolato di poche pretese, contenente interventi a margine, di natura sperimentale. Eppure il progetto WelfareNet dimostra che di conciliazione (o, ancor meglio, lavoro sostenibile) ce ne è bisogno, e che proprio per rispondere a questo bisogno, la fantasia di aziende e parti sociali ha prodotto buone pratiche, che sempre di più devono essere studiate e diventare modelli da rendere trasferibili mediante avvedute modifiche normative.
 
 
All’interno di questo bollettino, oltre agli esiti della ricerca, sono raccolti i contenuti emersi durante il convegno finale del progetto, tenutosi lo scorso 20 aprile presso la Fondazione OIC di Padova. I tanti materiali pubblicati disegnano un caleidoscopio di esperienze aziendali e territoriali, che confermano l’esigenza di dialogo tra primo e secondo welfare, per un “benessere” che non sia unidirezionale, ma di comunità, generativo e benefico per tutti.
 
Emmanuele Massagli
Presidente ADAPT
@EMassagli
 
Rosita Zucaro
Scuola di Dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT, Università degli Studi di Bergamo
@RositaZucaro
 
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WelfareNet, un modello (anche per il Legislatore) per conciliare benessere e produttività
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