“Troppi stage. E sul lavoro autonomo le cose cambieranno”

La Nuvola del lavoro ha intervistato Maurizio Del Conte, consigliere di Palazzo Chigi e primo relatore sul disegno di legge sul lavoro autonomo in gestazione in Parlamento. Il docente della Bocconi  si sta battendo per il riconoscimento dello statuto del lavoro autonomo, che serva a normare anche la platea indistinta e sotto-tutelata delle partite Iva. Spesso giovani professionisti in regime di mono-committenza.
1) L’Italia è il Paese del lavoro autonomo senza dipendenti, è un fenomeno che va combattuto o regolamentato?
L’atteggiamento tradizionale del legislatore italiano è stato per troppo tempo il riflesso di una sostanziale indifferenza, quando non di un vero e proprio sospetto, nei confronti del lavoro autonomo che, infatti, è stato o ignorato o combattuto. Perciò il disegno di legge che introduce per la prima volta uno statuto del lavoro autonomo segna una vera e propria svolta culturale, con un insieme di regole e tutele specifiche per i tutti professionisti, i quali – non dimentichiamolo – rappresentano un pezzo fondamentale dell’economia del nostro paese.
2) Il Jobs Act ha esteso la disciplina del lavoro subordinato alle collaborazioni organizzate dal committente, ma per le collaborazioni organizzate in autonomia e tuttavia continuative quale disciplina va applicata?
Con il Jobs Act si è fatta pulizia del lavoro autonomo spurio, quello utilizzato strumentalmente per sfuggire alla disciplina della subordinazione. Ciò che resta è lavoro genuinamente autonomo, verso il quale non ha senso applicare regole pensate per i dipendenti. Agli autonomi – anche a quelli che collaborano continuativamente con l’impresa – vanno applicate le regole del lavoro autonomo e, in questa prospettiva, il nuovo “Statuto” rappresenterà il quadro di riferimento fondamentale…

 

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