Sulla contrattazione sindacato senza bussola

Il problema evidenziato la settimana scorsa sul Diario sindacale, cioè l’impossibilità di rinnovare i contratti nazionali di lavoro con le attuali regole, non riguarda solo i chimici. E’ chiaro che con l’inflazione azzerata non c’è spazio per aumenti di retribuzione e anzi le aziende vorrebbero recuperare i soldi dati con il contratto in corso, che spesso si rivela generoso rispetto al reale andamento dei prezzi (i chimici, secondo le aziende, prenderebbero 79 euro in più del dovuto). Sono circa 9 milioni i lavoratori in attesa di contratto. Tolti i 3 milioni di dipendenti pubblici per i quali il rinnovo resterà bloccato per tutto il 2015, ci sono quasi 5 milioni di lavoratori dei servizi e del commercio che hanno i contratti scaduti: dai 3 milioni della grande distribuzione organizzate, al milione e 200 mila dipendenti degli studi professionali ai 500 mila addetti delle imprese di pulizia ai 300 mila bancari. Le trattative sono ovunque o interrotte o neppure partite. All’orizzonte già si vedono le difficoltà della vertenza dei metalmeccanici, il cui contratto scade alla fine di quest’anno.
 
Le imprese non hanno alcun interesse a rinnovare i contratti, anzi puntano a recuperare il di più erogato nel precedente contratto allungandone di fatto il periodo di vigenza. Imitando insomma il blocco dei contratti pubblici. I sindacati si muovono in ordine sparso. La Cgil ha convocato il Direttivo il 18 febbraio per discutere proprio di questo. «E’ chiaro che dovremo immaginare soluzioni nuove, confrontandoci anche con Cisl e Uil», dice Franco Martini, segretario confederale della Cgil e responsabile per la contrattazione. Il contratto nazionale, che la Cgil più di tutte ha difeso finora, sta entrando in una crisi senza precedenti per mancanza di spazio di manovra. Margini di redistribuzione sembrano esserci solo nella contrattazione aziendale che però è ancora poco sviluppata. È evidente, insomma, che il sindacato, chi più chi meno, deve adeguare le proprie politiche contrattuali. «In ogni caso osserva Martini la priorità è lo sviluppo dell’economia, senza il quale non c’è il carburante per la contrattazione». Di qui la critica alle politiche del governo Renzi.
 
Il tema è anche all’ordine del giorno del comitato esecutivo della Cisl convocato per domani, mentre la Uil terrà un seminario interno il 6 e 7 marzo. Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, punterà sul rafforzamento della contrattazione di secondo livello, tradizionale cavallo di battaglia del sindacato di via Po e obiettivo al quale è indirizzata anche l’assemblea organizzativa che la Cisl riunirà in autunno per ridefinire l’azione nelle categorie e nei territori, spostando più risorse nei posti di lavoro. Ma l’agenda deve necessariamente allargarsi. E così Furlan annuncerà anche una raccolta di firme su una legge d’iniziativa popolare per una riforma del fisco e presenterà una proposta di riforma della legge Fornero sulle pensioni con forme di flessibilità in uscita. Se su questi temi le confederazioni trovassero un modo di interlocuzione col governo, potrebbero riacquistare quello spazio di manovra che non sembra più esserci sulla contrattazione. Ma Renzi non sembra offrire una sponda sufficiente. A dominare l’attività sindacale resta quindi la gestione delle mille crisi aziendali sparse sul territorio. La priorità è la difesa e la stabilizzazione dei posti di lavoro. In attesa di tempi migliori.
 
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