Squinzi «I contratti di lavoro sono da cambiare»

Santa Margherita Ligure «Dopo il risultato del voto per le Europee non ci sono più paraventi. Avanti con le riforme. Il Paese ha bisogno di cambiare marcia, di cambiare registro». C’è sintonia di vedute tra imprenditori junior e senior. Nel secondo e ultimo giorno della convention dei Giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure, è il leader degli over 40, Giorgio Squinzi, a rinnovare l’appello al premier a procedere spedito. Stavolta al suo fianco sul palco c’è il Ministro del lavoro, Giuliano Poletti. Entrambi uomini pragmatici, i due sembrano capirsi al volo. Il ministro dice: «E finita l’epoca in cui ci si riuniva tutti attorno a un grande tavolo, si faceva finta di essere d’accordo e poi alla fine pagava Pantalone. Il governo ascolterà i corpi intermedi, ha la bilancia per pesare e deciderà». Squinzi replica senza scomporsi: «Non sono mai stato tifoso della concertazione. Giusto che il premier ascolti tutti e alla fine prenda le sue decisioni. Lo faccio anche io nella mia azienda». Come dire: basta con questa sterile polemica sulla palude, l’importante è agire nella giusta direzione.
 
Le regole
 
Di cose da fare d’altronde ce ne sono tante. A partire proprio dalla riforma del lavoro. «Il decreto sui contratti a termine e sull’apprendistato lo considero solo un aperitivo. Ora bisogna intervenire sul contratto a tempo indeterminato, fare in modo che sia conveniente per le imprese cosicché non cerchino alternative» dice il leader di Confindustria. Non cita l’articolo 18. Squinzi preferisce parlare di «giusta flessibilità». Poletti annuisce e rilancia: «Basta con il retropensiero profondamente sbagliato di considerare le aziende il luogo dove si sfruttano i lavoratori». La platea applaude, quasi basita per tanto feeling. E lui, il ministro, promette: «Semplificheremo il codice del lavoro, 250 pagine sono troppe». Sarà un’operazione radicale: «Niente rammendi o restauri, dobbiamo buttare via tutta quella roba e ricominciare daccapo». Qualche cautela invece sul salario minimo, che pure fa parte del Jobs act e che tanto piace agli imprenditori: «Dobbiamo capire qual è il punto di equilibrio tra i rischi di appiattire in basso la contrattazione, e gli indubbi vantaggi per i lavoratori che avrebbero un punto di riferimento minimo» dice il ministro Poletti. Il confronto procede con gli ammortizzatori sociali, altro capitolo del Jobs act. Squinzi propone: limitiamo la cassa integrazione alle aziende in temporanea difficoltà, «che hanno una prospettiva seria e sicura di ripartenza». Poletti concorda e promette centri per l’impiego più efficienti, in grado di competere con quelli di Francia e Germania. Sull’occupazione giovanile in particolare, il ministro ricorda il progetto Garanzia giovani che si avvale dei fondi europei: «Lo consideriamo la nave scuola per le politiche attive». E chiede alle imprese di rendersi parte attiva. Squinzi coglie la palla: «Siamo pronti. Sui fondi interprofessionali il sistema imprese ha già impegnato 250 milioni, potremmo aumentare la cifra». Sul piatto ci sarebbero 50 milioni per quest’anno e altri 50 per il 2015. Non poteva mancare un accenno alla vicenda degli scandali sulla corruzione. Squinzi ribadisce: via i corrotti da Confindustria. Regolamenti e codici etici già ci sono nell’associazione: «Nei prossimi giorni mi adopererò affinché questi regolamenti siano tradotti in pratica. Raderemo al suolo la tolleranza verso chi imbocca scorciatoie, chiunque sia».
 
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