Salario minimo è nel Jobs Act quindi i sindacati non si fidano

Dal primo gennaio anche in Germania, paese dalle solide tradizioni contrattuali, ci sarà il salario minimo legale. L’ha voluto la sinistra dell’Spd per tutelare le fasce di lavoratori deboli e poveri, esclusi dall’applicazione dei contratti collettivi.
 
In Europa restano così solo sei paesi senza il salario minimo orario: Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia e Italia.
 
Da noi, finora, se n’è discusso poco anche se il Jobs Act prevede proprio l’introduzione in via sperimentale del salario minimo legale con il coinvolgimento dei sindacati. Un passo avanti. Certo, il salario minimo riduce lo spazio della contrattazione, in qualche modo mina la centralità del contratto nazionale che nel nostro sistema ha un ruolo debordante fino a mortificare la contrattazione decentrata in azienda.
 
Però allarga la platea dei lavoratori tutelati coinvolgendo coloro attualmente privi del contratto collettivo. E poi si presenta come un deterrente per il lavoro nero e i soprusi: c’è il rischio galera, infatti, per chi non lo rispetta. I sindacati italiani, per quanto con sensibilità diverse, tuttavia non possono che guardare con sospetto al salario minimo. Ma se Renzi non lo utilizzerà per l’ennesima crociata contro Cgil, Cisl e Uil potrebbe invece rappresentare lo strumento per far decollare la contrattazione di secondo livello e incentivare la produttività. Finalmente.
 
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Salario minimo è nel Jobs Act quindi i sindacati non si fidano
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