Politically (in)correct una rubrica ADAPT sul lavoro – Riforma della pubblica amministrazione: stiamo a pettinare le bambole ?

Radiosa ed esile come se fosse appena uscita – “a miracol mostrare” – da un dipinto del Botticelli, il ministro Marianna Madia ha presentato la sua riforma della pubblica amministrazione, occupando così il posto che le spetta all’interno di una compagine governativa in cui tutti, a parole, sono riformatori . Si racconta, a fortiori, che persino il gatto di Palazzo Chigi stia per presentare un piano molto innovativo nel campo della caccia ai topi. Questa volta, però, alla Funzione pubblica si sono limitati a ‘’pettinare le bambole’’: è una battuta, questa, spesso usata da uno strettissimo collaboratore del ministro allo scopo di segnalare le perdite di tempo.
 
Il pacchetto Madia si compone, come altre misure presentate dal governo in materie diverse, di un decreto legge e di un disegno di legge delega : il primo dedicato ai provvedimenti urgenti, il secondo a quelli più elaborati e complessi.
 
Nel decreto viene introdotta la mobilità obbligatoria entro un raggio di 50 km e si dà l’addio all’istituto del trattenimento in servizio di lavoratori che abbiano varcato i limiti della pensione: una misura, quest’ultima, che – dicono – dovrebbe comportare l’ingresso nelle amministrazioni di circa 15mila giovani.
 
Forse in questi ultimi anni ci siamo distratti, ma non riusciamo a capire che cosa ci sia di particolarmente innovativo, nel decreto, per quanto riguarda la mobilità, essendone l’obbligatorietà già prevista nel quadro delle procedure degli esuberi. Forse il ministro e il suo staff avrebbero fatto miglior figura se – invece di ripercorrere per l’ennesima volta il medesimo iter legislativo – avessero scelto di applicare la mole di leggi esistenti a qualche caso concreto, realizzando la mobilità e, se necessario, il demansionamento, in situazioni reali, presenti e incancrenite in tante amministrazioni.
 
Quanto alla fine del trattenimento in servizio, sarebbe stato più saggio chiedersi perché tali fenomeni avvengono. E ricordarsi, per esempio, che è tale prassi – non sempre agevole da ottenere e gestire – a consentire il funzionamento di delicatissimi servizi, a partire dalla sanità, per esempio. In un’ordinata considerazione del funzionamento di una amministrazione pubblica non si deve tener conto soltanto della lodevole esigenza di aprire le porte ai giovani, ma anche di quella di dare delle risposte ai cittadini.
 
Provi allora la “botticelliana” Madia a far sfollare, dal 31 ottobre, gli infermieri che le Asl e gli ospedali hanno, con fatica, “trattenuti in servizio’’ e conti quanti suoi coetanei, di nazionalità italiana, hanno i titoli o sono disposti a sostituirli in quelle mansioni. Il giorno in cui saremo costretti ad importare il personale sanitario – ancor più di quanto già accade ora – dalla Romania o dalla Polonia, forse ci si renderà anche conto che certi processi non avvengono sempre in conseguenza di chissà quali percorsi clientelari. Ai giovani italiani non piace lavorare negli ospedali, fare i turni di notte e quant’altro. Ovviamente parliamo di grandi numeri, non di casi particolari.
 
Poi ci sono i c.d. trattenuti in servizio nelle alte sfere dell’amministrazione (i Gabinetti dei ministri, ecc.). Anche in questo caso bisogna far posto ai giovani. Ma quando e come essi potranno farsi quell’esperienza e impadronirsi di quelle conoscenze che sono chiamati a sostituire ? A questa domanda, sulla carta, esiste una risposta.
 
Il pezzo forte della delega dovrebbe essere, invece, la c.d. staffetta generazionale. Il meccanismo (anche a tal proposito si tratta di minestra riscaldata, e più volte) dovrebbe funzionare così: qualche anno prima della pensione il pubblico dipendente è indotto ad accettare un regime di part time, a metà stipendio ma con il riconoscimento dell’intera contribuzione.
 
Speriamo che la cosa funzioni. Ma a voi viene da fare una valutazione di carattere più generale ? Quale è l’idea-forza del pacchetto Madia ? Semplice: si tratta di una pedissequa applicazione della filosofia complessiva del governo Renzi: la logica del “fatti più in là, che lì, al tuo posto, adesso vengo io”. Pensateci su: che cosa farebbe un esecutivo davvero riformista per dare efficienza alla pubblica amministrazione ? La strada è una sola: quella che porta al suo ridimensionamento e all’esternalizzazione verso il settore privato di tutto quanto non deve restare necessariamente in mano pubblica.
 
Da tempo sappiamo che il concetto di servizio pubblico non coincide necessariamente con quello di servizio statale. Tutto ciò che meglio sarebbe gestito secondo criteri privatistici dovrebbe andare in mani private, riservando ai pubblici poteri la funzione dell’indirizzo, della programmazione, dell’accreditamento e del controllo. Non è forse questa l’applicazione del principio – ora costituzionale – della sussidiarietà ?
 
Che cosa fa invece il governo Renzi, tramite il pacchetto Madia ? Si preoccupa di usare la pubblica amministrazione per dare lavoro ai giovani. A quegli stessi giovani che potrebbero essere impiegati, come avviene in altri Paesi, nel settore dei servizi alla persona del profit o del non profit. Costoro, invece, piazzati dietro ad una scrivania, andranno a “pettinare le bambole” come quelli seduti lì prima di loro. Appunto, è lo stesso approccio che hanno usato in politica: “fatti più il là, che adesso vengo io”.
 
Giuliano Cazzola
Membro del Comitato scientifico ADAPT

Docente di Diritto del lavoro UniECampus

 
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