Politically (in)correct – I flussi di pensione nell’anno del Covid-19

Bollettino ADAPT 1 febbraio 2021, n. 4

 

Puntuale come un esattore delle tasse il Coordinamento Centrale Statistico-Attuariale dell’Inps ha reso noti i dati (per tipologie, genere, territorio, importi, ecc.) relativi ai flussi di pensionamento del 2020 messi a confronto con quelli dell’anno precedente.  Le due annate hanno una continuità limitata al calendario, ma nella sostanza sono separate dal confine della pandemia, la quale non ha certo indotto un cambiamento delle regole, ma ha sicuramente influito sulle scelte delle persone. Il 2019 è stato l’anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti sperimentali e derogatori (impressi nell’immaginario collettivo da una parola con un numero a fianco: quota 100). Nel 2020 le “opportunità”, introdotte con decreto n.4/2019, sono rimaste le stesse (come sarà nel 2021 e per l’anzianità con requisiti ordinari fino a tutto il 2026), ma l’utilizzo è stato più guardingo. Dall’analisi degli indicatori statistici dei flussi si osserva, infatti, che:

-Il peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia che aveva visto un importante aumento nel 2019 rispetto all’anno precedente sia per l’aumento dell’età legale sia per l’introduzione della “quota100”, ritorna nell’anno 2020 a livelli più bassi arrivando a una quasi parità tra pensioni liquidate di anzianità e di vecchiaia;

– la percentuale delle pensioni erogate alle lavoratrici rispetto a quelle “maschili” presenta, a confronto con il 2019, un saldo superiore di 18 punti passando da 104 a 122, con incrementi importanti delle prime sulle seconde soprattutto nel FPLD, nelle Gestioni dei pubblici dipendenti e in quella dei Commercianti.

– tuttavia, a livello territoriale il peso percentuale delle pensioni liquidate ai residenti del Nord resta sostanzialmente il medesimo nel biennio considerato (47% nel 2019 e 49% nel 2020).

 

I flussi riguardanti il pubblico impiego (il Coordinamento Inps ha compiuto un importante passo avanti poiché i monitoraggi del passato spesso si limitavano alle gestioni private del lavoro dipendente e autonomo) presentano un trend sostanzialmente analogo.

 

Nella gestione dipendenti pubblici l’andamento delle pensioni di vecchiaia e anticipate risente in modo evidente della dinamica di pensionamento degli insegnanti che hanno una finestra per uscire dal mondo del lavoro stabilita dall’inizio dell’anno scolastico.

 

Come si può vedere dalla tabella n. 3 nel terzo trimestre (quando si apre la finestra del pensionamento degli insegnanti) vi è una forte accelerazione del numero dei pensionamenti soprattutto anticipati.  Un’altra specificità delle gestioni pubbliche sta nel numero di trattamenti anticipati riconosciute alle lavoratrici rispetto ai lavoratori. Contrariamente alle gestioni private il numero delle pensioni “femminili” è nettamente prevalente rispetto a quelle degli uomini (tab.2). Su questo dato “anomalo” incidono sia il settore scolastico, sia il fatto che solo nell’impiego pubblico le donne sono in grado di accumulare – visto la natura del rapporto – anzianità di servizio adeguate ad ottenere il pensionamento anticipato.

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

 

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