Politically (in)correct – Alternanza scuola-lavoro e le patatine fritte da McDonald’s

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Prima ancora che deplorevoli sono avvilenti le recenti proteste degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro. Insieme con il rifiuto degli insegnanti per ogni tipo di valutazione e la pretesa di essere di ruolo in un istituto all’angolo della strada (per non sentirsi “deportati”), le manifestazioni studentesche dimostrano che il mondo della scuola italiana rifiuta ogni forma, anche modesta, di innovazione.

 

Nel 2016 il MIUR aveva sottoscritto dei protocolli d’intesa con 16 grandi imprese (dette “Campioni dell’alternanza”, tra le quali anche Coop, Poste Italiane, Intesa Sanpaolo, IBM, ENI, FCA) per 27mila percorsi formativi, 10mila dei quali predisposti dalla “odiata” multinazionale McDonald’s. Quest’ultimo protocollo ha suscitato le reazioni indignate di tante “anime belle” che non ritengono formativo e neppure decoroso “friggere patatine”. Ma l’alternanza scuola-lavoro non è un’esperienza professionalizzante in senso specifico (come l’apprendistato o il tirocinio). Lo scopo principale è quello di inserire lo studente di scuola secondaria (che a quell’età non ha ancora un’idea compiuta del suo futuro) in un’organizzazione del lavoro strutturata, che è fatta di ordine personale, orari, tempi, relazioni con i colleghi e con la clientela, rapporti gerarchici. “Apprendere” per tempo – e con esperienze ripetute e diverse – questi aspetti essenziali in ogni attività lavorativa è una premessa indispensabile accrescere in occupabilità una volta concluso il ciclo scolastico.

 

Certo: quando una madre dichiara, polemicamente, di voler provvedere di persona ad insegnare al figlio come “friggere le patatine”, si comprende come sia determinante, talvolta, la responsabilità delle famiglie per la disoccupazione dei giovani, a cui nessuno spiega che ogni lavoro è “decente”. Ne ha scritto sull’ultimo numero del Bollettino anche Emmanuele Massagli, a commento dello sciopero promosso dalle associazioni degli studenti. “Certo, c’è anche l’attacco alle multinazionali che coinvolgono gli studenti in alternanza – sostiene Massagli – come se da McDonald’s fosse impossibile imparare qualsiasi cosa; pensiero, tra l’altro, denigrante verso chi lavora tutti i giorni nei ristoranti del colosso americano. Allo stesso modo – prosegue Massagli – (nel volantino dell’Unione degli Studenti ndr) si legge che «non dobbiamo precocemente entrare nel mercato del lavoro solo perché qualcuno ha deciso sulle nostre vite» e che «le nostre scuole non devono essere specchio dei fallimenti del mercato». Concetto tutt’altro che rivoluzionario: difende infatti la strutturazione di una scuola a misura di docente (e non certo di discente), che proprio per questo (ben detto! ndr) non è «lo specchio» di un qualche fallimento, ma è addirittura la causa degli alti tassi di disoccupazione dei giovani diplomati”.

 

Ma c’è di più. Alla multinazionale degli hamburger qualcuno deve aver inviato una fatwa, perché, come abbiamo ricordato, non è la sola società convenzionata con il Miur, fin dai tempi del ministro Stefania Giannini. Ma i suoi ristoranti sono quelli presi di mira, anche nel lancio di uova durante le manifestazioni studentesche. Per inciso val la pena di ricordare che McDonald’s, presente nel nostro Paese da 30 anni, impiega 20mila persone in oltre 530 ristoranti che servono ogni giorno circa 700mila clienti. L’80% dei ristoranti sono gestiti con la formula del franchising da 140 imprenditori locali che testimoniano – è un vanto dell’azienda – il radicamento del marchio nel territorio. La grande maggioranza dei fornitori è costituita da aziende italiane o con stabilimenti in Italia.

 

“Tutto bene – contestano i tanti critici – ma che cosa c’è di formativo nel “friggere patatine”? Per loro l’alternanza scuola-lavoro – specialmente se effettuata tra gli hamburger e il ketchup – è soltanto un modo surrettizio per “regalare” manodopera gratuita alle multinazionali. Ma si sono presi la briga di legge gli impegni contenuti nel protocollo (peraltro sottoposti al controllo e alla verifica di un comitato paritetico)? Sembra di no, perché non ce n’è bisogno quando si vuole sparare sulle autoambulanze della Croce Rossa.

Il Progetto formativo “Benvenuti studenti” – è scritto nel protocollo – intende facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro sviluppando quelle competenze di carattere relazionale e di comunicazione interpersonale che sono fondamentali per accostarsi al mondo del lavoro e che sono riconosciute oggi come una delle mancanze principali nel bagaglio formativo e culturale dei giovani. Gli studenti, pertanto, svolgeranno attività di accoglienza e relazione con il pubblico alternate a momenti di formazione in aula e di training on the job. In questo percorso saranno sempre supportati da tutor, individuati tra il personale McDonald’s formato e competente. Ma a che serve leggere ciò che è scritto, quando è “politicamente corretto” buttarla in caciara. In fondo, siamo ancora lì: yankee go home!

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

 

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Politically (in)correct – Alternanza scuola-lavoro e le patatine fritte da McDonald’s