In Lombardia le politiche attive funzionano

Il tema delle politiche attive del lavoro e dei servizi per l’impiego è uno dei nodi cruciali che il governo Renzi dovrà affrontare con i decreti attuativi che riempiranno di contenuto la delega affidata al Governo dal Jobs Act.
 
L’impatto mediatico della questione articolo 18, oscura infatti la centralità di un tema quale quello della creazione di un’Agenzia nazionale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali. Tale previsione offre una prospettiva di sostanziale rivisitazione dell’attuale sistema che affida alle Regioni un ruolo centrale e costituzionalmente previsto nella definizione delle politiche attive del lavoro.
 
È interessante l’esperienza della Regione Lombardia a un anno esatto dalla messa a regime della Dote unica lavoro, un modello che riunisce i diversi interventi di politica attiva del lavoro e si presenta come strumento unitario di politica del lavoro. Il sistema dotale concepito dalla Regione Lombardia si fonda sull’esigenza di tener conto dei bisogni diversificati delle persone, lungo tutto l’arco della vita attiva, accedendo a servizi personalizzati in relazione alla condizione specifica in cui si trova l’individuo e sulla base delle esigenze che manifesta in termini di accesso al mercato del lavoro, qualificazione e riqualificazione professionale.
 
La peculiarità della Dote risiede nella presenza di standard unici di costo dei servizi erogati dagli operatori accreditati, pubblici e privati. Con il rimborso erogato a risultato occupazionale raggiunto. Un sistema di premi che favorisce l’iniziativa dell’operatore che avendo una soglia di budget massima, modificabile in aumento e in diminuzione in base ai risultati è incentivato a prendere in carico la persona e trovarle un’occupazione. Dopo un iniziale stanziamento di oltre 48 milioni di euro lo scorso anno, la Regione ha successivamente integrato la dotazione di risorse disponibili spingendo l’ammontare complessivo a 100 milioni.
 
I monitoraggi settimanali, consultabili sul sito della Regione Lombardia di cui l’ultimo dello scorso 15 ottobre, offrono alcuni interessanti spunti di riflessione sul sistema. In primo luogo va sottolineato il numero consistente di Doti assegnate in un anno, oltre 43.000. Inoltre, è rilevante che il sistema premiale abbia incentivato un’assegnazione di risorse alla fascia riconosciuta come più critica cioè ad «alta intensità di aiuto» dove le persone hanno bisogno di servizi intensivi per un periodo medio-lungo e di forte sostegno individuale per la collocazione nel mercato del lavoro.
 
È altrettanto rilevante osservare che lo strumento abbia agito in maniera piuttosto uniforme rispetto alle fasce d’età delle persone prese in carico, con una distribuzione sostanzialmente equa per le quattro fasce (dai 16 ai 54) e solo in maniera meno uniforme per gli over 55. A tal proposito si collega la riflessione che riguarda il banco di prova vero e proprio del sistema della Dote: l’attuazione della Garanzia Giovani e come i due strumenti si possano integrare.
 
Andrea Chiriatti
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@AChiriatti
 
* Pubblicato anche in Libero, 24 ottobre 2014.
 
Scarica il pdf pdf_icon

In Lombardia le politiche attive funzionano
Tagged on: