Lo Statuto dei lavoratori: spunti di analisi storica

Il 20 maggio ricorreva il cinquantesimo anniversario della legge n. 300/1970, lo Statuto dei lavoratori, quella che con le modifiche subite nel corso del tempo resta ancora la normativa di riferimento per i rapporti di lavoro. I toni della ricorrenza sono stati sicuramente meno accesi di quanto sarebbe accaduto quindici, dieci e forse anche cinque anni fa, quando si erano messi in discussione alcuni dei suoi punti più controversi con la durissima opposizione delle rappresentanze sindacali. Probabilmente si è visto da allora che non era la declinazione di un singolo articolo a sancire il mantenimento o lo smantellamento di un intero universo di diritti sociali, e la particolare situazione che stiamo vivendo impone certo altre priorità.

 

Certo, non sono mancate le voci che da una parte hanno rivendicato la normativa come una conquista sociale e culturale, invocando un ripristino del suo spirito in consonanza con le nuove esigenze, e dall’altra hanno sì riconosciuto l’importanza dello Statuto alla sua nascita ma hanno messo in evidenza il consolidarsi attorno ad esso di una cultura del lavoro nemica del merito individuale e dell’impegno, poi sfociata in espedienti maldestri come il preteso “reddito di cittadinanza”…

 

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