L’iniziativa referendaria della Cgil ha il merito di rimettere al centro della discussione pubblica il tema del lavoro

A poco più di trent’anni è diventato segretario dei metalmeccanici della Uil, compiuti i 38 anni è stato eletto segretario generale della confederazione. Socialista, segretario del Psi, segretario generale del ministero delle Finanze, parlamentare dei Ds, di cui divenne anche presidente dell’assemblea nazionale, e, «consofferenza »,  tra i fondatori del Pd, a 80 anni non ha perso la voglia di «pensare». Giorgio Benvenuto autore di un libro uscito a fine novembre, scritto insieme ad Antonio Maglie e dal titolo “Il divorzio di San Valentino. Così la scala mobile divise l’Italia” (Edizioni Bibliotheka), ci accoglie nel suo studio romano di presidente della Fondazione Bruno Buozzi, pieno di testi e di ricordi di battaglie sindacali. Nei mesi scorsi è stato un attivo sostenitore del No al referendum costituzionale, perché «la riforma Boschi era contraria agli stessi principi del Pd, ben evidenziati anche nella sua Carta dei valori, dove c’è scritto che mai e poi mai avremmo fatto una riforma di parte. E non sono pentito del mio No». Come dimostra in questa intervista a www.ilcampodelleidee.it, ci tiene a parlare dello stato di salute dei partiti e dei sindacati, ma continua a difendere il ruolo dei cosiddetti corpi intermedi: «Pieni di difetti da correggere, ma sono nel sistema. Il loro indebolimento sta favorendo le forze anti-sistema».  E sul jobs act dice: «Da ex segretario della Uil riconosco che l’iniziativa referendaria della Cgil ha il merito di rimettere al centro della discussione pubblica il tema del lavoro».

 

Benvenuto, iniziamo dalla sua ultima battaglia, quella sul referendum costituzionale.

 

Non è stato un referendum, ma un giudizio di Dio. Come ha riconosciuto anche Giorgio Napolitano, lo si è caricato di un peso eccessivo, facendo un grave errore di presunzione. Oltretutto, c’erano stati anche dei segnali che avrebbero dovuto consigliare maggiore cautela: il voto alle ultime elezioni amministrative in Italia a partire dalle sconfitte di Torino e Roma, il voto sulla Brexit, il clima politico in Usa, l’ascesa di forze come Podemos in Spagna.

 

Cosa non le è piaciuto della campagna referendaria?

 

Questo qualunquismo, questo fare demagogia contro i partiti e i sindacati, sono una vecchia malattia. Non è pensabile fare riforme puntando quasi esclusivamente sui tagli dei costi della politica, per risparmiare. Vuol dire che stai facendo una campagna che di fatto favorisce Grillo e il M5S…

 

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L’iniziativa referendaria della Cgil ha il merito di rimettere al centro della discussione pubblica il tema del lavoro
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