Libera la terra: un tentativo di confronto tra le parti sociali sullo sfruttamento lavorativo in provincia di Foggia

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Bollettino ADAPT 7 dicembre 2020, n. 45

 

Con il modello partecipativo promosso con il progetto “Libera la terra” finanziato dalla Regione Puglia, l’Anolf Puglia (associazione di stranieri promossa dalla CISL) assieme al sindacato FAI Cisl, alle associazioni datoriali, agli enti del terzo settore e all’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali – CNR1, vuole provare a rispondere alla comune esigenza di migliorare le condizioni dei lavoratori in agricoltura in provincia di Foggia individuando soluzioni che consentano di ripulire il prodotto agroalimentare made in Puglia dall’etichetta “Caporalato”.

 

Sfruttamento lavorativo e caporalato in agricoltura rappresentano fenomeni di forte impatto sociale ed economico considerando le dimensioni che hanno assunto nel Mezzogiorno. Il mancato versamento della contribuzione e l’impiego dei lavoratori in nero impattano negativamente sull’economia e si riflettono sui prezzi di vendita del prodotto finale. I riflessi più importanti però sono di ordine sociale. I lavoratori sfruttati non hanno fiducia nelle istituzioni e nelle parti sociali, sono costretti a ricevere salari ai limiti della povertà con conseguente concorrenza al ribasso del costo del lavoro e difficoltà di accesso all’alloggio e ai servizi sanitari ecc. che si traducono in reiterate violazioni dei diritti fondamentali di ogni individuo.

 

Il lavoro in agricoltura (che costituisce il 4% dell’occupazione totale in Italia secondo i dati INPS del 2018) è stato interessato da notevoli cambiamenti sia in termini di provenienza della forza lavoro (con l’incremento del numero di lavoratori stranieri) che di qualità dei contratti di lavoro sempre più brevi e con meno tutele. Il tasso di lavoro irregolare tra gli addetti all’agricoltura è il più elevato tra i settori economici.

Le migrazioni per la raccolta agricola stagionale hanno attirato sempre più lavoratori comunitari ed extracomunitari – che attuano una transumanza stagionale da una regione all’altra dell’Italia in base ai cicli del raccolto – che sono i soggetti più esposti al rischio di sfruttamento lavorativo.

 

Dato il contesto generale, spostando l’attenzione sulla provincia di Foggia con riferimento agli occupati, sulla base dei dati elaborati dall’Anolf e dalla CISL dagli elenchi anagrafici relativi al lavoro svolto nell’anno 2019, si nota che gli stranieri rappresentano il 38% dei lavoratori agricoli e sono in prevalenza extracomunitari (17.353 su 45.416) Per il 33% di questi lavoratori vengono dichiarate meno di 50 giornate lavorate all’anno, e l’88% di questi ultimi sono stranieri. I dati chiaramente non tengono in considerazione tutto il lavoro sommerso. Il tasso di irregolarità riscontrato in provincia di Foggia nel 2019 su 13.517 aziende ispezionate si aggira intorno al 72% con riferimento ai maggiori settori produttivi, mentre il lavoro nero al 66% – dato più elevato rispetto al tasso di irregolarità della Puglia – in aumento rispetto all’anno precedente, ma in linea con la media nazionale. Considerando solo l’agricoltura il tasso di irregolarità in Puglia è al 55,22% mentre il lavoro nero riscontrato sui lavoratori cui si riferiscono le violazioni accertate è al 56%2 . Le violazioni in materia di sicurezza e salute sono pari al 45,58% (3934 su 8630 lavoratori) e le violazioni amministrative sono pari al 66,62% riferite a 5750 lavoratori su 8630.

 

Il fenomeno dello sfruttamento deve però essere considerato nella sua complessità. Infatti, al costante aumento di lavoratori stranieri stagionali si è accompagnata la costituzione di insediamenti informali in cui si concentra manodopera.

Solo nella provincia di Foggia si trovano due grandi insediamenti abusivi fuori dai centri urbani, abitati in prevalenza da cittadini extra UE, tra cui il ghetto di Rignano e l’ex pista di borgo Mezzanone, (prevalenza di nazionalità francofona dell’Africa sud sahariana) che ospitano circa 3.000 persone, mentre i cittadini comunitari (in prevalenza bulgari) hanno costituito degli insediamenti a Stornarella di circa 500 unità e a borgo Tressanti (Cerignola) di circa 300 unità. È da segnalare anche il ghetto tre titoli in cui sono presenti 49 casolari abitati da cittadini in prevalenza provenienti dal Niger, Nigeria e Burkina Faso e Ghana, la c.d. colonia africana. È impossibile dare dati certi sul numero effettivo dei presenti in questi ghetti (si stimano sulla base dell’analisi delle residenze fittizie in circa 7.000) ma è certo che in estate, durante il periodo della raccolta del pomodoro, questi numeri aumentano.

 

Con il progetto SUPREME, finanziato dal fondo FAMI per il triennio 2020-2022, finalizzato a contrastare il lavoro irregolare, il caporalato e lo sfruttamento del fenomeno del lavoro nero l’ispettorato del lavoro, ha agito con l’ausilio di mediatori culturali dell’O.I.M. e, solo nel 2020, ha individuato in provincia di Foggia 83 lavoratori occupati in nero, ha notificato 16 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, ha deferito all’autorità giudiziaria 4 persone per il reato di intermediazione illecita di manodopera che ha coinvolto 30 lavoratori di nazionalità extracomunitaria e sequestrato 3 automezzo utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli.

 

La persistenza del fenomeno in Capitanata mette in questione l’efficacia ed i limiti degli interventi messi in atto.  Lo sfruttamento del lavoro fuori dai casi di grave sfruttamento lavoristico coperti ormai dalla L. 199/2016, nelle forme ordinarie non trova un adeguato contrasto. Non esiste una linea di demarcazione tra lavoro regolare e irregolare e tanto le forme quanto le intensità dello sfruttamento illegale del lavoro sono molto variegate. È sempre più in crescita ormai il fenomeno del lavoro grigio, formalmente regolare ma che contiene elementi di irregolarità quali il riconoscimento parziale delle giornate/ore lavorate, l’uso di contratti atipici, il pagamento in nero fuori dalla busta paga, a cui – ad oggi – non si è ancora in grado di dare una risposta unitaria.

 

In questo complesso contesto ha preso avvio il processo partecipativo “Libera la terra” cercando di creare un modello di coinvolgimento incentrato sull’analisi e sulla creazione condivisa di risposte al tema dello sfruttamento lavorativo in Capitanata, al fine di raggiungere un equilibrio tra lavoratori e aziende per una agricoltura sana.

Nel passato il tema è stato sempre affrontato in circostanze emergenziali rendendo la partecipazione delle parti sociali e delle associazioni del terzo settore un obbligo istituzionale. Alcuni provvedimenti sono stati perfino considerati da certe parti sociali un’imposizione. Perciò il progetto nasce dall’esigenza dei partner di istituire una rete volontaria composta da tutti i portatori di interesse in grado di contrastare lo sfruttamento lavorativo, sviluppando e sperimentando una metodologia in grado di garantire la realizzazione di percorsi di condivisione mirati al rafforzamento della legalità.

 

Il progetto (che ha subito rimodulazioni e proroghe a causa dell’emergenza sanitaria) è stato suddiviso in tre fasi.

Una prima fase (appena conclusa) ha preso avvio con alcuni incontri conoscitivi tra i partner del progetto e due incontri formativi sui processi partecipativi con il dott. Felice Di Lernia, accompagnata parallelamente dallo studio dell’IRPPS – CNR sugli interventi di contrasto allo sfruttamento e le best practice raccolti in un documento che verrà presentato a breve al gruppo dei partner.

La seconda fase (che presumibilmente si svolgerà tra dicembre e gennaio) prenderà avvio con un webinar su una best practice italiana per poi proseguire con incontri con piccoli gruppi di braccianti per un totale di circa 600 lavoratori in prevalenza extracomunitari che risiedono presso Casa Sankara (struttura di accoglienza per braccianti) per acquisire il loro punto di vista sulla condizione lavorativa dei braccianti agricoli.

Al termine di questi due momenti sarà attivato un tavolo di negoziazione che analizzerà le risultanze emerse sia dal lavoro dell’IRPPS che dagli incontri con i braccianti, che si occuperà della redazione di un documento finale che verrà discusso pubblicamente nella terza fase in cui saranno organizzati momenti pubblici per restituire alla collettività il lavoro svolto.

 

Il percorso certo è ambizioso ma permetterà di togliere qualche mattone a quel muro di cinta che intrappola persone, cittadini, lavoratori e visioni e futuro, mettendo in moto dinamiche di partecipazione interculturali che possano nel tempo rigenerare la città di Foggia.

La partecipazione del sindacato in questo contesto nella specificità della realtà foggiana e la sinergia con l’Anolf evidenzia la sua capacità di rispondere alla realtà sociale intercettandone le continue evoluzioni che impattano fortemente sull’agricoltura avendo come obiettivo esclusivo la tutela dei propri iscritti e la promozione dei diritti umani.

Esiste comunque uno strumento, come evidenziato nel primo incontro tra i partner, che è la contrattazione provinciale che deve obbligatoriamente essere applicata a tutti, utilizzando il salario come strumento di contrasto al caporalato. La contemporanea presenza di sindacati ed associazioni datoriali è cruciale. Libera la terra può diventare uno strumento per consentire alle parti sociali di fare delle considerazioni informali sulle iniziative da intraprendere considerando la sua evoluzione in parallelo trattativa per il rinnovo del contratto provinciale per i lavoratori agricoli che negli ultimi anni ha rivestito un ruolo fondamentale nel contrasto allo sfruttamento lavorativo intervenendo sul tema del salario e della contribuzione per le giornate effettivamente lavorate.

 

Francesca Di Credico

Scuola di Dottorato di ricerca in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@dicredicofra

 

1I partner di progetto, oltre ad Anolf Puglia e IRPPS, sono Unione Provinciale Agricoltura, Coldiretti, Confagricoltura, Fai Cisl Puglia, Coop. Arcobaleno, Iscos Puglia, Terra viva Foggia, Anolf Foggia, Fai Cisl Foggia e Cia Agricoltori Italiani provincia Capitanata.

2 Informativa resa dal presidente del Comitato Regionale Inps Puglia sulla base dei dati forniti dall’INL nel 2019.

 

Libera la terra: un tentativo di confronto tra le parti sociali sullo sfruttamento lavorativo in provincia di Foggia
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