Le relazioni industriali e la rappresentanza di imprese e lavoro al cuore della costruzione sociale dei mestieri e delle professioni

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Bollettino ADAPT 6 dicembre 2021, n. 43
 
Il mercato del lavoro manifesta da tempo – e non solo in Italia – un preoccupante quanto grave paradosso: mentre le imprese non trovano i lavoratori di cui hanno bisogno, gli stessi lavoratori, soprattutto se giovani, faticano a trovare opportunità di lavoro di qualità e in linea con i loro percorsi di studio e formazione. Il fenomeno è normalmente identificato e spiegato attraverso il concetto di disallineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro. I desideri e le aspirazioni professionali delle persone – ancora una volta soprattutto i più giovani e in particolare la componente femminile del mercato del lavoro – non risultano cioè allineati con i fabbisogni di competenze e professionalità espressi dal sistema produttivo con specifico riferimento alle discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). La situazione è poi complicata dalla inefficienza e insufficienza della rete degli operatori del mercato del lavoro (in particolare i centri pubblici per l’impiego), dalle deboli iniziative di politica occupazionale e del lavoro (si pensi a garanzia giovani e alle politiche attive del lavoro che sono pressoché inesistenti in buona parte del Paese) e da un sistema educativo e formativo che, come da tempo denunciato dalla Commissione Europea appare ancora oggi chiuso e autoreferenziale, pensato per una società statica e industriale e comunque il più delle volte per soddisfare le esigenze dei docenti / formatori rispetto a quelle degli allievi e del sistema produttivo in generale. Pensiamo anche alle reazioni di rigetto di iniziative che pure si collocavano nella giusta direzione come l’alternanza formativa e all’uso distorto di strumenti preziosi come i tirocini.
 
In questo scenario, dato atto di una componente sin qui troppo trascurata come quella demografica, che non poco incide sulle dinamiche occupazionali, è necessario superare una visione del mercato del lavoro come semplice luogo dell’incontro tra una domanda e una offerta di lavoro come entità precostituite e statiche. Questa visione risente infatti di una idea superata di lavoro come posto di lavoro dove semplicemente basta allineare la domanda e l’offerta di lavoro esistente (ne ho parlato diffusamente in M. Tiraboschi, Persona e lavoro tra tutele e mercato, ADAPT University Press, 2019, reperibile open access qui).
 
Alla luce delle profonde trasformazioni in atto nel mondo del lavoro l’unica prospettiva per rispondere ai bisogni delle persone e alle esigenze di una società e di una economia in trasformazione è quella della integrazione tra i sistemi; in primis il sistema educativo e formativo con il sistema economico e produttivo, non certo per piegare i percorsi formativi e di apprendimento al dato economico ma semmai per informare e modellare il dato economico in funzione della rinnovata centralità della persona nel paradigma proprio della IV rivoluzione industriale. Da qui l’attenzione, più che sull’attore pubblico e le politiche attive del lavoro pensate ancora da posto a posto, ai mercati transizionali del lavoro e al ruolo dei corpi intermedi e della rappresentanza di imprese e lavoro nella costruzione dei moderni mercati del lavoro che non operano più secondo logiche chiuse di settore merceologico e di mercati interni (aziendali) del lavoro ma che si sviluppano secondo dinamiche territoriali e locali di ecosistemi produttivi che, per svilupparsi, devono necessariamente intercettare le catene globali del valore. Condizione questa possibile se questi ecosistemi (e non solo le singole aziende) sono in grado di attrarre, formare e consolidare contesti di formazione e apprendimento dotati di sufficiente massa critica e di modalità moderne e innovative di trasmissione dei saperi e delle competenze innescando quei processi di costruzione sociale dei mestieri e delle professionalità che poi offrono risposte concrete alle singole aziende e alle singole persone.  Con il che si conferma il ruolo delle relazioni industriali e della rappresentanza che sono sempre state il cuore della costruzione sociale dei mestieri e delle professioni e non solo della determinazione delle condizioni economiche e giuridiche dello scambio sottostante alle singole relazioni di lavoro.
 
Michele Tiraboschi

Ordinario di diritto del lavoro

Università di Modena e Reggio Emilia

@MicheTiraboschi

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