Lavoro, ecco chi ha pagato il conto più salato della crisi

Gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato (contratto a tutele crescenti), che il governo dovrebbe varare con la legge di Bilancio per il 2018, non riguarderanno tutte le assunzioni come il superbonus del 2015, ma solo quelle dei giovani e saranno molto più bassi (secondo le ipotesi allo studio, lo sgravio massimo per le imprese sarebbe di 3.250 euro l’anno per due o tre anni per ogni assunzione, contro gli 8.060 euro per tre anni del superbonus). L’esecutivo sta ragionando su dove fissare il tetto d’età: se a 29 o 32 anni. Ventinove anni ha più chance perché, coinvolgendo una platea di lavoratori più circoscritta, solo gli under 29 appunto, l’agevolazione costerebbe meno alle casse dello Stato: 900 milioni circa il primo anno, 2 miliardi a regime. L’andamento del mercato del lavoro negli ultimi 14 anni sembra però indicare che è soprattutto la fascia tra 25 e 34 anni che andrebbe sostenuta. E quindi sarebbe meglio fissare l’asticella almeno a 32 anni, se non a 35. Vediamo perché, analizzando le serie storiche Istat degli occupati e disoccupati che partono dal 2004 e arrivano a giugno 2017, ultimo dato disponibile…

 

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