L’Alternanza? Quelli da convincere sono i docenti

«I ragazzi hanno ben chiaro una cosa che buona parte dei docenti non ha ancora colto e men che meno i vari Crozza e Gramellini, che hanno raccontato la protesta dei ragazzi montando una caricatura del novecentesco scontro tra capitale e lavoro»: così esordisce Emmanuele Massagli. Quel che i ragazzi hanno capito, anche quelli scesi in piazza per protestare, diversamente dallo storytelling dei media, è che «l’Alternanza Scuola-Lavoro è un metodo e non un mero strumento o momento didattico, come se fosse la gita o l’utilizzo della sala computer. È una conquista di significato non di poco conto». Massagli è Presidente di ADAPT, l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali fondata dal Marco Biagi nel 2000, professore a contratto di Pedagogia del lavoro e di Welfare della persona presso l’Università degli Studi di Bergamo e giusto un anno fa ha pubblicato “Alternanza formativa e apprendistato in Italia e in Europa (edizioni Studium).

 

I media hanno fatto un racconto sbagliato dello sciopero degli studenti contro l’Alternanza?
Non so quanti l’abbiano fatto, ma se uno legge le motivazioni dello sciopero, nessuno ha mai contestato l’Alternanza come metodo né lo sfruttamento del lavoro sullo studente, come invece hanno fatto Crozza e Gramellini. Non si può parlare di sfruttamento per un’esperienza di 25 giorni in tre anni e chi afferma che i ragazzi di 17 anni possono sostituire dei lavoratori produttivi non è mai entrato né in un’azienda né in una scuola…

 

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