La Spagna firma l’accordo: i rider sono lavoratori dipendenti

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Bollettino ADAPT 15 marzo 2021, n. 10

 

È la Spagna il primo paese in Europa a segnare una svolta in punto di inquadramento dei cosiddetti rider come lavoratori dipendenti anziché autonomi. Lo scorso 10 marzo il Governo spagnolo ha infatti firmato con le organizzazioni sindacali CCOO e UGT e le organizzazioni datoriali CEOE e CEPYME  uno storico accordo per una nuova legge sul lavoro tramite piattaforme digitali, già definita Ley Rider.

 

L’accordo è stato siglato sull’onda dell’ennesima decisione, questa volta della Corte Suprema spagnola, pronunciatasi in favore del riconoscimento dell’esistenza di un rapporto di lavoro dipendente tra il fattorino e una delle aziende di food delivery. 

 

Come dichiarato dalla Ministra del lavoro spagnola Yolanda Díaz, l’obiettivo di tale accordo è quello di estendere ai lavoratori che forniscono servizi di consegna, remunerati tramite società che svolgono tale compito grazie ad un algoritmo che gestisce il servizio o le condizioni di lavoro attraverso una piattaforma digitale,  tutte le tutele e le misure di protezione sociale che sino ad oggi erano state loro negate – per esempio, nel caso in cui subiscano un infortunio sul lavoro – così come al versamento dei contributi previdenziali.

 

A livello normativo, questo comporta l’inclusione di una disposizione aggiuntiva nell’Estatuto de los Trabajadores, secondo cui “si presume ricompresa nell’ambito della presente legge l’attività delle persone che prestino servizi retribuiti consistenti nella consegna o distribuzione di qualsiasi prodotto o merce di consumo, per conto di datori di lavoro che esercitano le facoltà imprenditoriali di organizzazione, direzione e controllo in maniera diretta, indiretta o implicita, mediante la gestione algoritmica del servizio o delle condizioni di lavoro, attraverso una piattaforma digitale”. Si inverte, di conseguenza, l’onere della prova, e spetterà ora, dunque, alle imprese dimostrare, con adeguate argomentazioni caso per caso, che i lavoratori possano lavorare come autonomi. 

 

Un’altra sorprendente misura annunciata dalla Ministra Yolanda Díaz riguarda l’obbligo, di rendere pubblici gli algoritmi che riguardano l’organizzazione del lavoro: con la nuova legge, i rappresentanti dei lavoratori avranno accesso a tutti quei sistemi dell’intelligenza artificiale che possano in qualche modo avere incidenza sul rapporto professionale, come ad esempio quelli che comportano in qualche modo la valutazione della prestazione con conseguenti premi o sanzioni.

 

L’accordo siglato fornisce dunque una risposta alla necessità di chiarezza, ormai esplosa a livello mediatico, circa la natura giuridica del rapporto di lavoro che coinvolge i fattorini gestiti tramite “app” che si occupano delle consegne in bicicletta o in motorino. Tuttavia, si osserva come questo rappresenti solamente un primo passo nella lotta alla realtà dei falsi autonomi, che si stimano in Spagna attorno ai 500.000 lavoratori.

 

Come è immaginabile, per altro verso, non tutti hanno accolto la notizia dell’accordo con entusiasmo, basti pensare che ci sono voluti cinque mesi per accordarsi su un testo che si compone di un singolo articolo e due disposizioni aggiuntive. L’associazione che rappresenta le imprese che operano attraverso piattaforma – la Asociación de Plataformas de Servicios bajo demanda (APS) – si è riferita all’accordo nei termini di “cessione della CEOE” innanzi al Governo, sottolineando in un comunicato come “nessuna delle proposte del settore di consegna del cibo a domicilio sia stata tenuta in alcun conto”.

 

La medesima riprovazione ha accompagnato l’annuncio della Ministra relativo all’obbligo di rendere pubblici gli algoritmi che incidono sull’organizzazione del lavoro, posto che tale imposizione, a parere dell’Associazione di rappresentanza delle imprese che agiscono mediante piattaforme digitali, attenta “ai più basilari principi della libertà d’impresa e della proprietà industriale”.

 

I primi commenti della dottrina hanno accolto con favore l’intesa. Si veda per tutti il contributo di Antonio Baylos Grau il quale osserva che “senza dubbio trattasi di un passo in avanti molto importante e che certamente avrà evidenti ripercussioni sul diritto comparato, rappresentando un’iniziativa legislativa rilevante in ordine tanto ai progetti di direttiva sulle piattaforme […] quanto al lavoro sul tema che anche l’ILO è chiamata a svolgere. È inoltre una dimostrazione della capacità di contrattazione delle parti sociali e della loro adattabilità alle nuove realtà lavorative e sociali”. Non manca tuttavia anche questo Autore di sottolineare che “l’accordo si discosta da una concezione ampia di regolazione dei casi dei falsi autonomi concentrandosi sul solo settore delle consegne, senza dunque ricomprendere altri tipi di piattaforme digitali, come ad esempio quelle di cura, rispetto alle quali era particolarmente sentita la rivendicazione sindacale”.

 

Va segnalato, tuttavia, che l’accordo non è definitivo, in quanto il Governo dovrà rimettere alle parti sociali il testo finale sul quale queste sono chiamate a pronunciarsi, decidendo così se dare o meno la loro approvazione alla proposta di legge.

 

Lavinia Serrani

Ricercatrice ADAPT

Responsabile Area Ispanofona

@LaviniaSerrani

 

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