La formazione sanitaria del futuro

Secondo un recentissimo studio commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e condotto dall’Imperial College di Londra – eLearning for undergraduate health professional education: a systematic review informing a radical transformation of health workforce development, gennaio 2015 – i programmi di eLearning rappresentano la soluzione per formare in tempi rapidi il personale medico e sanitario facilitando l’accesso all’istruzione universitaria, soprattutto, laddove il fabbisogno di professionisti della salute è maggiore.
 
La carenza di operatori medici e sanitari qualificati è globale ma sono soprattutto i Paesi in via di sviluppo a riscontrare un crescente ed allarmante deficit (cfr. Wold Health Oraganization, A Universal Truth: No Health Without a Workforce, novembre 2013). Questo squilibrio tra domanda e offerta di operatori è ulteriormente aggravata dalla fuga del personale formato verso altri paesi, capaci di remunerare in misura più adeguata le competenze acquisite, fenomeno meglio conosciuto con l’espressione inglese brain drain. E anche paesi come l’Italia, considerati fino a qualche anno fa paesi di arrivo per infermieri professionisti stranieri, sono divenuti paesi di partenza per medici e infermieri alla ricerca di un lavoro all’estero, vanificando così gli investimenti fatti nella formazione.
 
Una caratteristica richiesta ai sistemi sanitari attuali ma, ancora più, del prossimo futuro sarà la capacità di rispondere alle diversificate ed emergenti esigenze di cura della popolazione (cfr. M. Tiraboschi, Occupabilità, lavoro e tutele delle persone con malattie croniche, ADAPT Labour Studies e-Book series n. 36/2015) e di anticipare gli scenari futuri in continua evoluzione, compatibilmente con i tagli e la riduzione di spesa che vengono richiesti al settore.
 
Le nuove tecnologie rappresentano una delle possibili risposte per superare il conflitto tra esigenze di contenimento dei costi e crescenti richieste di personale specializzato in ambito sanitario e assistenziale. Secondo la ricerca, l’eLearning ha un potenziale sottoutilizzato che permetterebbe agli operatori di ricevere un’adeguata formazione di base anche a centinaia di chilometri di distanza dalle aule universitarie, di farsi direttamente carico del proprio sviluppo di competenze professionali e consentirebbe loro di svolgere un ruolo attivo, come agenti di cambiamento.
 
A questa conclusione sono giunti i ricercatori, esaminando in maniesanitàsistematica la letteratura scientifica pubblicata in tema di efficacia dell’eLearning nell’istruzione di base del personale sanitario, valutando l’impatto che ha sui risultati dell’apprendimento, sulle conoscenze, sulle competenze, sulle attitudini e sulla soddisfazione degli studenti stessi.
Spesso il settore sanitario è stato ed è il contesto privilegiato per le innovazioni e le sperimentazioni: l’utilizzo delle nuove tecnologie per l’apprendimento in ambito medico e sanitario costituisce un esempio di come venire incontro al bisogno di sviluppare competenze realmente spendibili sul mercato del lavoro e come garantire la formazione continua del personale già occupato (cfr. L. Casano, La Grande Trasformazione del Lavoro – Istruzione e formazione, ovvero il tassello mancante della grande trasformazione del lavoro, in Bollettino ADAPT, n. 32/ 2014).
 
Dall’analisi è emerso che l’eLearning in ambito medico e sanitario risulta altrettanto o addirittura più efficace di quello ricevuto in un’aula universitaria tradizionale.
Nella ricerca sono stati esaminati sia gli studi che valutavano l’apprendimento da remoto e che richiedono una connessione internet sia quelli più tradizionali attraverso materiali caricati su CD o penne USB.
 
Il metodo di apprendimento elettronico rappresenta, in ogni caso, uno strumento economicamente più vantaggioso e flessibile che consente una maggiore scalabilità di materiale didattico, una maggiore accessibilità anche per quegli studenti che si trovano in aree rurali remote, una migliore gestione del proprio tempo e permette ai docenti di aver maggiore tempo da dedicare ad argomenti più complessi o per svolgere sperimentazioni pratiche in laboratorio.
 
Tuttavia il metodo di eLearning non è immune da critiche e limiti. Tra gli svantaggi evidenziati nella ricerca, prima tra tutti, la mancanza di supporto e di interazione con il docente che crea una sorta di sentimento di isolamento, non essendo lo studente in grado di chiarire i dubbi che emergono nello studio e di approfondirli durante discussioni di gruppo. La metodologia dell’eLearning impedisce di instaurare quella particolare relazione alunno – maestro che agevola la trasmissione dei segreti della professione. Inoltre, i corsi svolti in modalità tradizionale spesso creano opportunità di scambio e momenti di collaborazione di tipo professionale tra i partecipanti.
 
La socialità dell’attuale tecnologia Web 2.0 potrebbe consentire di superare anche questi limiti, fornendo strumenti idonei per il confronto tra i membri di una comunità di apprendimento e favorendo la condivisione di informazioni e conoscenze. Risulta, al contrario, ancora difficile lo svolgimento a distanza o in ambienti di simulazione delle esercitazioni pratiche, anche se si iniziano a sperimentare nuovi strumenti basati su interfacce tridimensionali che consentono di replicare interventi reali interagendo su di esse.
 
La ricerca suggerisce allora di realizzare un’integrazione dei due sistemi educativi, quello tradizionale, indispensabile per quanto riguarda la formazione pratica on the job, affiancato a quello tipo ‘elettronico’ per l’apprendimento di base. Questa appare la scelta più strategica per le strutture sanitarie – soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, ma non solo – che vogliono guardare al futuro ed affrontare le nuove sfide.
 
Gabriella Viale
Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
 @VialeGabry
 
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