Jobs act, creare finte coop per tagliare costi non è più reato. “Così il lavoratore perde il posto e l’impresa onesta chiude”

La riforma ha cancellato il reato di somministrazione fraudolenta, che si configurava quando un’azienda creava società fasulle a cui affidare alcune attività sulla pelle dei dipendenti, con contratti capestro, stipendi ridotti, abusi negli orari. Un fenomeno che va a braccetto con il caporalato. Il docente: “Sono state aumentate le sanzioni, per cui lo Stato guadagna di più, ma l’operaio perde il lavoro”

 

Prima era reato. Dopo il Jobs act, non più. Fino a un anno fa, gli ispettori del lavoro potevano obbligare le imprese colte in flagrante ad assumere i dipendenti sfruttati. Ora i lavoratori perdono semplicemente il posto. E le imprese rispettose delle regole hanno costi più alti e vanno fuori mercato. E’ il quadro dipinto dagli addetti ai lavori a 13 mesi dalla cancellazione del reato di somministrazione fraudolenta. Quello che si verifica quando le imprese creano società fasulle, in particolare cooperative, per affidare loro alcune attività e ridurre così gli esborsi sulla pelle dei lavoratori, con contratti capestro, stipendi ridotti, abusi negli orari. Un fenomeno che va a braccetto con il caporalato e che, non a caso, è evidente in modo particolare nel settore agroalimentare.

“Un anno fa, l’ispettore del lavoro interveniva per il ripristino immediato delle tutele del lavoratore: retribuzione, tempi di lavoro, contrattoinquadramento – spiega Pierluigi Rausei, docente di Diritto sanzionatorio del lavoro alla scuola di dottorato Adapt presso l’Università di Bergamo – Adesso, invece, ci sono solo sanzioni economiche. Che sono più aspre di prima, ma l’obbligo di assumere il dipendente non c’è più. Oggi lo Stato guadagna più soldi, ma il lavoratore perde il posto”…

 

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Jobs act, creare finte coop per tagliare costi non è più reato. “Così il lavoratore perde il posto e l’impresa onesta chiude”
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