Lezioni di Employability/51 – Innovare la didattica per preparare i lavoratori di domani: la “classe rovesciata”

Ampiamente diffuso a livello internazionale, fatica a trovare spazio nelle nostre aule scolastiche e universitarie il modello educativo della flipped classroom, letteralmente la “classe rovesciata”. Ed è a tutta evidenza una occasione persa, di fronte ai grandi cambiamenti tecnologici e demografici in atto, per formare in modo moderno i nostri giovani contribuendo concretamente alla loro l’occupabilità in mercati del lavoro radicalmente diversi da quelli che hanno conosciuto le precedenti generazioni.

Stiamo parlando di un modello che si incardina nella metodologia didattica blended learning in cui il processo didattico viene suddiviso tra presenza e online con l’obiettivo di rivoluzionare alcune caratteristiche dell’insegnamento tradizionale. Tuttavia, la classe capovolta è spesso indicata in maniera troppo semplificata come strategia che mette lo studente in cattedra al posto dell’insegnante. Da qui il rovesciamento in questo caso dei ruoli. Oppure come metodologia che prevede lo studio teorico online e l’applicazione pratica in presenza: ciò è vero ma questo modello didattico non si realizza fermandosi a tali prime caratteristiche.

 

Alle origini del modello flipped classroom vengono poste le sperimentazioni didattiche avviate nel 2007 da Aaron Sams e Jon Bergman, due docenti della Woodland Park High School del Colorado, che decisero di diffondere via rete la parte teorica delle loro lezioni per sfruttare al massimo i momenti in presenza con i loro studenti. Da allora la classe capovolta ha assunto consistenza e scientificità abbinandosi in particolare alle tecniche di active learning – tra cui collaborative learning, case studies, peer learning, enquiry based learning, problem based learning, project based learning – fino a diventare molto più di una pionieristica sperimentazione in molti Paesi ma non ancora nel nostro dove si registrano ancora poche esperienze nell’alta formazione tra cui quella che cerchiamo di portare avanti dal 2009, anno di avvio della collaborazione tra ADAPT e il Dipartimento di Scienze umane e sociali della Università di Bergamo. Nel dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro, la classe rovesciata è oramai una realtà da quasi dieci anni rivelandosi un efficace metodo didattico nell’area dei dottorati industriali e in convenzione con le imprese.

 

Per fare in modo che questo modello funzioni è necessario che i contenuti teorici siano veicolati attraverso la rete sfruttando diversi tipi di piattaforme di condivisione, cooperazione e comunicazione tra loro connesse, compresi i social media: se si tratta di materiali open-acces usando un content managemet system per la gestione di un sito e di un sistema di email campaign, mentre per materiali non open-access usando ambiente online ad accesso filtrato  (ADAPT si appoggia a WordPress e Twitter per la costruzione del proprio bollettino e alla piattaforma Moodle per il monitoraggio e l’accesso ai documenti protetti). I contenuti sono costruiti tipicamente attraverso video, e-book ed infografiche, recepiti non nel contesto educativo (scuola, università ecc.) ma nel contesto di studio personale precedentemente alla lezione in presenza. Ciò permette di sfruttare la flessibilità e il carattere dinamico della rete o delle piattaforme on-line, adattandosi al ritmo di apprendimento del discente, alle necessità di ripetizione di un concetto: in questo caso, in un contesto online appositamente predisposto come quello di una piattaforma per e-learning, la rete non mette fretta e non genera ansia (né dal punto di vista di efficienza di comprensione entro un determinato lasso temporale, né di esposizione sociale, punti delicati tipici della didattica tradizionale), permettendo allo studente di apprendere e approfondire, rivedere e sedimentare i concetti secondo i propri ritmi.

 

Nelle lezioni in presenza, dove si svolge una riflessione su quanto appreso secondo tecniche differenti, diventa fondamentale presentarsi preparati, poiché viene a crearsi un circolo virtuoso in cui lo studente è chiamato a partecipare attivamente e può farlo solo se conosce ciò di cui si argomenta a lezione, viene coinvolto ad esempio con processi di indagine, a porre quesiti e costruire analogie. Nella classe avviene un processo di conoscenza e riflessione diffusa in cui il ragionamento dei singoli diventa di gruppo e poi collettivo, avviene una elaborazione tra pari guidata dal docente che crea conoscenza, incide sulla memoria ben oltre il sapere e ripetere determinati concetti. Da parte del docente pertanto si tratta di insegnare ad elaborare un ragionamento per inferenze, graduale e che tenga conto delle peculiarità del singolo discente.

 

La metodologia flipped learning inoltre richiede una predisposizione specifica dello spazio in cui avviene la formazione in presenza così da permettere l’avvio delle tecniche di active learning le quali prevedono che lo studente lavori in gruppi diversi, che possa spostarsi tra i gruppi, con tavoli e sedie mobili, dove la cattedra diventa uno spazio definito e condiviso, occupato a turno dagli studenti in cui proporre le loro riflessioni condivise, una posizione in cui viene costruita la sintesi delle riflessioni.

 

Infine, va da sé che il modello flipped learning per funzionare deve essere collegato a tutte le fasi del processo di insegnamento-apprendimento, pertanto anche la fase di valutazione deve focalizzarsi su atti differenti rispetto all’insegnamento tradizionale ove la valutazione è composta da verifiche verbali (orali o scritte, in presenza oppure online) ma può basarsi sul monitoraggio e osservazione della partecipazione del singolo al processo di scoperta, stabilizzazione e riproposizione in chiave critica dei concetti. Ciò permette non solo di valutare il grado di conoscenza di un determinato argomento, ma anche altre abilità che emergono nelle dinamiche di gruppo come l’organizzazione del lavoro, la leadership, la partecipazione al team work, la gestione delle priorità e del tempo, in sostanza una serie di competenze trasversali necessarie a qualsiasi attività, indipendenti e parallele al contenuto didattico specifico.

 

Tomaso Tiraboschi

Dottore di ricerca in Lingue, culture e ICT

ADAPT Senior Research Fellow, Learning & Community Manager

@tomtir

 

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