Industria 4.0, ora tocca alla formazione

Non c’è solo la decontribuzione per i giovani neoassunti tra le misure job friendly che il governo sta testando in vista della legge di Bilancio. Martedì al tavolo con i sindacati si è discusso molto di formazione e politiche attive e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, non a caso affiancato dal consigliere economico di Palazzo Chigi Marco Leonardi e dal presidente dell’Anpal Maurizio Del Conte, ha sondato Cgil Cisl e Uil sull’in – troduzione di un incentivo fiscale a favore delle imprese che investiranno sul Lavoro 4.0. Di che cosa si tratta? L’idea è di concedere un credito d’impo – sta del 50% (con un tetto d 20 milioni) per le spese legate alla digitalizzazione dei processi produttivi. Ad essere coinvolte sarebbero anche le Pmi che fino a questo momento non hanno intrapreso investimenti sulle tecnologie di Industria 4.0 – e sono tante, specie al Sud – ma che nel frattempo potrebbero trovare comunque conveniente puntare su un upskilling dei propri lavoratori. L’idea che l’occupabilità sia un valore e che vada promossa affiora del resto anche nelle altre misure del ”pacchetto lavoro”: l’anticipo, in caso di crisi aziendale, al primo giorno di cassa integrazione dei percorsi di formazione; la messa a regime dell’assegno di ricollocazione, che da ottobre sarà esteso ad una platea di 4/500mila disoccupati. Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha spiegato a più riprese che la formazione rappresenta la terza gamba di una strategia che mira a portare l’Italia allo stesso livello dei paesi che su Industria 4.0 si sono mossi per primi. La prima è costituita dal pacchetto di incentivi (superammortamento, iperammortamento, Sabatini ter) varati con l’ultima legge di stabilità, che stanno dando i primi risultati, come dimostra la ripresa degli investimenti privati nel secondo trimestre dell’anno. Ora si tratta di capire come il governo ne rimodulerà la forma, visto che è da escludere la loro trasformazione in tagli fiscali permanenti. La seconda è quella delle competenze, che dovrebbero essere garantite dalla cooperazione tra università ed imprese attraverso i Competence center, la versione italiana del Fraunhofer Institute, cuore pulsante della ricerca applicata tedesca. Un cantiere ancora aperto, quest’ultimo, sul quale un giudizio è prematuro…

 

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