Il ritorno del Cnel. “Volevano abolirci, ora chiediamo più competenze”

Sembrava destinato a scomparire per sempre. La riforma costituzionale approvata in Parlamento ne aveva decretato l’abolizione immediata. Ma dopo il referendum dello scorso dicembre, il Cnel resta vivo e vegeto. Anzi, adesso reclama più spazio. L’istituzione di Villa Lubin lavora al suo rilancio. Pochi giorni fa è stato approvato un disegno di legge che ne modifica la struttura, aumentandone funzioni e attribuzioni. Un’operazione che ha il vago sapore della rivincita. Negli ultimi mesi il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è stato dipinto come il simbolo delle inefficienze pubbliche e degli sprechi. «Sono state raccontate davvero troppe menzogne sul nostro conto» racconta il vicepresidente Gian Paolo Gualaccini. «Ma gli italiani hanno deciso che il Cnel deve continuare ad esistere».

E così è tempo di un tagliando. Come promesso durante la campagna referendaria, i vertici hanno deciso di rilanciare l’istituzione. Lo scorso 21 febbraio il Cnel ha approvato un ddl per modificare la legge ordinaria che ne disciplina il funzionamento. Una norma del 1986, oltre trent’anni fa. Il documento è già stato trasmesso al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e, come da prassi, sono stati informati i presidenti di Camera e Senato. «Abbiamo sempre detto che il Cnel non doveva essere abolito – insiste il vicepresidente Gualaccini – ma era da riformare per essere utile a Governo e Parlamento». Da qui la necessità di un’autoriforma…

 

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