Il rinnovo del CCNL Multiservizi e l’occasione mancata per gestire il dumping interno

ADAPT – Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro

Per iscriverti al Bollettino ADAPT clicca qui

Per entrare nella Scuola di ADAPT e nel progetto Fabbrica dei talenti scrivi a: selezione@adapt.it

Bollettino ADAPT 19 luglio 2021, n. 28
 

L’8 giugno 2021 è stato rinnovato il CCNL per il personale dipendente da imprese esercenti servizi di pulizia e servizi integrati. Si tratta del c.d. CCNL Multiservizi, la cui rinegoziazione era attesa da circa un decennio. In queste brevi battute ci limitiamo a constatare come in questo accordo di rinnovo vi sia il “grande assente”, ovvero una clausola che ridefinisca il campo di applicazione del contratto.

 

Questo appunto non vuole essere polemico e merita di essere precisato. Da almeno un quinquennio, si discute in diverse sedi (giudiziarie e non) del problema che affligge il mercato del lavoro italiano: il dumping contrattuale. Questo fenomeno, che si concretizza nella scelta del contratto collettivo più conveniente per l’impresa al solo scopo di abbattere il costo del lavoro, si è acuito anche a causa della proliferazione dei c.d. contratti pirata, cioè accordi «negoziati e poi firmati da sindacati minori, privi di una reale rappresentatività, e da compiacenti associazioni imprenditoriali» con la mera finalità di «costituire un’alternativa rispetto al contratto collettivo nazionale di lavoro, in modo tale da consentire al datore di lavoro di assumere formalmente la posizione giuridica – e, quindi, i conseguenti vantaggi – di chi applica un contratto collettivo», tra i quali rientrano i vantaggi derivanti dalla decontribuzione (A. Maresca, Accordi collettivi separati: tra libertà contrattuale e democrazia sindacale, in RIDL, 2010, n. 1, I, p. 29).

 

Tuttavia, non mancano studi che mettono in evidenza come, in realtà, vi siano anche casi in cui i meccanismi di dumping si articolano e proliferano all’interno del sistema sindacale confederale (in questo senso, G. Centamore, Contrattazione collettiva e pluralità di categorie, Bonomia University Press, 2020, p. 71, il quale non manca di evidenziare come «la regola di unicità dei contratti collettivi nel proprio campo di applicazione è divenuta instabile, se non appena tendenziale, con ricadute sul piano del conflitto collettivo, anche nei servizi essenziali»). Il CCNL Multiservizi ne è un esempio. Nato per le aziende di pulizia e piccole manutenzioni, esso si è esteso alla gestione dei fabbricati, dei condomini, all’amministrazione degli immobili, alla manutenzione edile, idraulica e autostradale, tanto da essere battezzato come CCNL pacman o monster (G. Piglialarmi, La funzione del consulente del lavoro, Adapt University Press, 2020, p. 152). Recenti ricerche sul punto rilevano anche come questo contratto abbia inficiato, in aggiunta, il campo di applicazione del CCNL Alimentari-Industria in quanto prevede un trattamento economico e normativo minore e contempla posizioni professionali “compatibili” con le lavorazione dei prodotti alimentari (S. Battistelli et al., Structural characteristics and industrial relations in the pork value chain: the case of Italy, in P. Campanella, D. Dazzi, Meat-up Ffire Fairness freedom and industrial relations across Europe: up and down the meat value chain, Milano, Franco Angeli, 2020, p. 139 e ss.).

 

Peraltro, sono proprio alcune delle organizzazioni sindacali ad aver sollevato questo problema: Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, rappresentanti i lavoratori del settore edile, hanno più volte evidenziato che vi sono contratti collettivi, siglati dalle altre federazioni, che invadono il campo di applicazione di altri accordi, generando sistemi di dumping interni al sistema contrattuale governato dalle tre grandi confederazioni sindacali (v. anche quanto sostenuto segretario generale della Cgil Emilia-Romagna al Convegno di Bologna del 15 novembre 2019, su La questione salariale organizzato dalla Rivista Giuridica del Lavoro, secondo cui starebbe accrescendo il numero dei contratti corsari, cioè contratti collettivi che forzano a dismisura le sfere di applicazione contrattuale, facilitando anche un non controllato e razionale processo di sgretolamento interno del tessuto sindacale). È per questa ragione che da più parti è pervenuta l’esigenza di rivedere i contenuti dei campi di applicazione dei diversi contratti collettivi al fine di evitare sovrapposizioni. Del resto, anche il Patto della Fabbrica (Accordo Interconfederale del 28 febbraio 2018) si esprime in questo senso: alla clausola 4, lett. a) dell’accordo, i sindacati confederali si impegnano ad «effettuare una precisa ricognizione dei perimetri della contrattazione collettiva nazionale di categoria al fine di delinearne un quadro generale e consentire alle parti sociali di valutarne l’adeguatezza rispetto ai processi di trasformazione in corso nell’economia italiana», nonché di «apportarne i necessari correttivi, intervenendo sugli ambiti di applicazione della contrattazione collettiva nazionale di categoria, anche al fine di garantire una più stretta correlazione tra CCNL applicato e reale attività di impresa».

 

L’importanza di ri-articolare il campo di applicazione del CCNL Multiservizi non proviene solo dalle istanze del mondo sindacale. Il formante giurisprudenziale, infatti, ha disvelato non poche ambiguità circa la portata applicativa del contratto in questione. A titolo di esempio, possiamo ricordare la sentenza del Consiglio di Stato (1° marzo 2017, n. 932) con la quale i giudici ritengono che la ditta che si è aggiudicata l’appalto per la raccolta e il trasporto dei rifiuti solidi urbani possa applicare il CCNL Multiservizi anziché il CCNL Fise-Assoambiente in quanto il primo sarebbe coerente con l’oggetto dell’appalto. Il supremo organo osserva che «il fatto che si faccia espresso riferimento alla pulizia “in domicili privati” non appare di per sé incompatibile con l’applicazione del CCNL nel caso in esame sia perché l’attività di raccolta di rifiuti oggetto di gara è effettuata in larga parte porta a porta, ossia presso domicili privati, sia perché le attività oggetto del CCNL Multiservizi sono individuate “a titolo esemplificativo e non esaustivo”, così da poter ricomprendere anche attività di analogo contenuto ma svolte in ambiti diversi, come la pulizia anche di aree pubbliche. Nella stessa prospettiva di una consentita lettura estensiva delle previsioni del contratto l’attività di mera raccolta e trasporto dei rifiuti, senza trattamento o gestione degli stessi, appare riconducibile al novero dei servizi di pulizia ampiamente intesi».

 

Anche la Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha potuto constatare, nel 2019, come ad alimentare il conflitto collettivo concorra anche la «sempre più pronunciata frammentazione e segmentazione del servizio, con il massiccio ricorso al subappalto ed il fiorire di Cooperative sociali che operano sul territorio con il ricorso a mano d’opera a basso costo oppure applicando alle maestranze storiche, protette dalle clausole sociali, contratti peggiorativi; nel settore è, ormai, comune la pratica di applicare agli operatori ecologici il C.C.N.L. Pulizie e Multiservizi, totalmente estraneo alle mansioni effettivamente svolte dai lavoratori» (cfr. Relazione annuale della Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, 2019, p. 31).

 

Un’occasione persa, dunque, per le organizzazioni sindacali di settore che, approfittando di questo rinnovo, avrebbero potuto ridefinire il campo di applicazione del CCNL in modo tale da non favorirne un uso strumentale e quindi in danno ai lavoratori. Non solo. Sarebbe stato anche un segnale per spingere gli altri tavoli negoziali nella direzione di riconsiderare i perimetri contrattuali alla luce della trasformazione del tessuto economico, il quale non pochi “scossoni” ha registrato a causa dell’evoluzione tecnologica.

 

Giovanni Piglialarmi

Ricercatore presso il Dipartimento di Economia “M. Biagi”
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

@Gio_Piglialarmi

 

Il rinnovo del CCNL Multiservizi e l’occasione mancata per gestire il dumping interno