Il mio canto libero – Salari minimi e mediani: soluzioni osservando la realtà

Bollettino ADAPT 25 marzo 2019, n. 12

 

Il tema dei salari minimi e mediani merita una attenzione sincera e perciò sottratta alla deformazione pre-elettorale. Nel nostro mercato del lavoro regredito si manifestano a questo proposito ben cinque ordini di patologie. Molti lavoratori subordinati sono ancora costretti in una dimensione sommersa soprattutto – ma non solo – nel mezzogiorno. Altri lavoratori dipendenti soggiaciono al ricatto di chi li costringe a restituire una parte del salario dichiarato.

 

Molti lavoratori autonomi, inclusi taluni professionisti ordinistici, sono remunerati poco o nulla nel nome del libero mercato. Larghissima parte dei lavoratori subordinati non partecipano dei risultati aziendali attraverso premi variabili a causa di una contrattazione centralizzata invasiva che è stata sostenuta dall’ideologia dell’egualitarismo e dall’opportunismo datoriale. A tutto ciò dobbiamo aggiungere il fenomeno crescente dei lavoratori poveri in quanto involontari part-timers. In questo contesto non appaiono efficaci alcune soluzioni ipotizzate.

 

La definizione di un salario minimo di legge per i soli lavoratori subordinati non coperti dalla contrattazione collettiva (il 15% circa del totale) è quantomeno superflua perché la giurisprudenza ha sempre ritenuto il datore di lavoro obbligato ad applicare il contratto collettivo più prossimo. L’idea di un salario minimo europeo generalizzato confligge con le profonde differenze economiche e sociali tra Paesi come la Germania ed altri come la Romania. La applicazione a tutte le collaborazioni delle tutele proprie della subordinazione, a partire dalla paga oraria dei contratti collettivi, non corrisponde alle stesse esigenze dei prestatori autenticamente indipendenti e può far sommergere molti lavori. Meglio quindi lasciare alla legge innanzitutto la definizione di un equo compenso per i lavoratori indipendenti in base agli usi rilevabili dal sistema delle Camere di Commercio.

 

Su questa base potrebbero prodursi poi accordi economici collettivi tra associazioni di committenti e di prestatori autonomi sul modello degli agenti di commercio. Meglio potenziare le capacità della contrattazione collettiva di ogni livello per i lavoratori subordinati anche attraverso l’ampliamento della quota di salario premiale detassata. Necessaria una maggiore capacità ispettiva e un migliore controllo sociale contro le illegalità. Indispensabile la ripresa della crescita della economia e la sua traduzione efficiente in ore lavorate (anche nel mezzogiorno) se vogliano riattivare il circolo virtuoso dei redditi e dei consumi che ha come presupposto un clima di fiducia e di vitalità.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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