Il mio canto libero – Riprendiamo il percorso per il “lavoro a risultato”

Bollettino ADAPT 22 novembre 2021, n. 41
 

Procede a rilento la riconduzione del lavoro svolto a domicilio durante la emergenza pandemica a più appropriate modalità flessibili che segnino il passaggio dal vincolo spazio-temporale a quello dei risultati. È difficile dire se siano ancora sufficienti definizioni come “agile” o “smart”. Quello che conta è riavviare il percorso verso il lavoro del futuro. Non più freddo scambio fra remunerazione e prestazione misurata sull’orario ma intensa relazione tra persone che condividono obiettivi.

 

Si ipotizzano intanto leggi e contratti nazionali di modifica della regolazione dello smartworking nell’eterno desiderio di omologare tutto da Roma e di rendere quanto più possibile il lavoro nuovo simile al lavoro vecchio. E invero qualche correzione servirebbe ma diversamente orientata rispetto a ciò che i più sembrano volere. Da un lato occorre infatti ripensare una disciplina sulla salute e sicurezza costruita tutta nel presupposto di prestazioni realizzate in ambienti chiusi. Non per deregolare ma per assumere un più ambizioso obiettivo prevenzionistico attraverso la sorveglianza sanitaria olistica, dagli screening periodici alla formazione sugli stili di vita. Dall’altro, deve essere ripensata la struttura del salario declinata dai contratti nazionali. Ne sono prova i permessi retribuiti che nessun lavoratore a risultato ovviamente utilizza e che perciò devono essere pagati a fine periodo. Gli stessi straordinari non hanno senso perché destinati ad essere sostituiti da significative componenti premiali o skill based.

 

Il lavoro del futuro non è automaticamente rose e fiori. Offre opportunità di autorealizzazione ai lavoratori richiesti di intraprendenza e competenza ma propone nuove criticità cui dovrebbero corrispondere nuove tutele. E a prescindere dalla qualificazione nella subordinazione o nell’autonomia. Così come impegna le organizzazioni produttive di beni e di servizi a strutturarsi in conseguenza. Diamoci da fare quindi per “il lavoro a risultato” che si realizza un po’ a casa, un po’ nella sede aziendale, un po’ presso il cliente e in tanti luoghi ancora con adeguate prevenzioni, che assume l’obiettivo della salute quanto quello di un buon reddito, che sollecita lo sviluppo continuo delle competenze, che alimenta la condivisione tra i contraenti.

 
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

Il mio canto libero – Riprendiamo il percorso per il “lavoro a risultato”
Tagged on: