Il mio canto libero – Recovery Plan: dispersione di risorse senza visione

Bollettino ADAPT 18 gennaio 2021, n. 2

 

Hanno ragione le parti sociali nel momento in cui rivendicano una robusta consultazione da parte del governo sul recente Recovery Plan che appare, emblematicamente, privo di una visione del futuro dell’Italia perché sommatoria di molti bisogni e distribuzione di risorse in molti rivoli. E, soprattutto, esso non è disegnato per moltiplicare l’efficacia dello straordinario impiego di risorse pubbliche perché non è per nulla sussidiario. Il Piano ipotizza diffusamente l’ingerenza dello Stato in termini sostitutivi della libera iniziativa privata, ammettendo al più ipotesi di partenariato. Le stesse politiche del lavoro dimenticano come solo l’impresa possa essere la fonte di una occupazione sostenibile e disegnano il soccorso ai disoccupati soprattutto dal lato della maggiore offerta di servizi pubblici storicamente autoreferenziali. Sussidiariamente, si dovrebbe invece sostenere la offerta dei disoccupati e degli inoccupati attraverso assegni trasferibili ai servizi (formativi in primo luogo), liberamente prescelti da ciascuno di essi, nella misura in cui si rivelano effettivamente utili alla promozione di un rapporto di lavoro. Le relazioni industriali collettive risulterebbero poi efficaci se fossero incoraggiate a spostarsi dalla omologazione centralizzata alla più adattiva dimensione aziendale e territoriale. A questo scopo sarebbe necessario disporre una forte (se non totale) detassazione di tutti gli aumenti retributivi decisi in prossimità per premiare gli incrementi della produttività o della professionalità.

 

Al contrario, il governo continua ad ipotizzare l’attrazione delle relazioni collettive di lavoro nella dimensione pubblicistica attraverso la disciplina della rappresentatività, con la conseguenza di un impianto centralizzato ed egualitario nel momento in cui, con la fine del fordismo, i lavoratori e i datori di lavoro riacquistano, ciascuno, la propria originalità. Certo, le parti sociali sarebbero ancor più credibili se si incontrassero per concordare ciò che dipende da loro, ovvero la definizione di un modello negoziale sostitutivo del “patto della fabbrica” che è stato sistematicamente violato dai rinnovi dei contratti nazionali. Nel complesso si conferma l’incapacità di offrire nuove prospettive a una società e a una economia sempre più rattrappite.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

Il mio canto libero – Recovery Plan: dispersione di risorse senza visione