Il mio canto libero – Rapporto Pisa: la scuola italiana esalta e non corregge le differenze

Bollettino ADAPT 9 dicembre 2019, n. 44

 

Il periodico (triennale) rapporto Pisa dell’Ocse sulle capacità cognitive degli studenti italiani, confrontate con quelle di altri 79 Paesi, disegna i profondi divari interni tra territori, percorsi educativi, genere e censo. Se nelle aree più sviluppate queste capacità si collocano nella media, ben lontano da essa si posizionano quelle degli studenti svantaggiati per una o più delle ragioni indicate. Peggiorano addirittura rispetto al passato le competenze nella lettura e nelle scienze mentre rimangono costanti quelle relative alla matematica. E mentre le fonti informali della conoscenza tendono sempre più a prevalere su quelle formali, si riduce la capacità di analisi critica dei testi, di separazione dei fatti dalle opinioni, di identificazione del contenuto principale di uno scritto. Si tratta di una fotografia desolante del nostro sistema educativo che non riesce a garantire a tutti, in relazione alle vocazioni di ciascuno, la possibilità di accedere a competenze di tipo superiore mettendo sullo stesso piano tutti i percorsi di apprendimento. Basti considerare la particolare fragilità degli istituti e dei centri di formazione professionale.

 

L’ascensore sociale non funziona soprattutto là ove ve ne è più bisogno, ovvero nella grande area del centro-sud che si allontana sempre più dai territori economicamente più dinamici. La scuola insomma non corregge ma esalta le differenze. Le prime reazioni di molti risolvono tutto nel sottofinanziamento del sistema educativo che pure merita investimenti più consistenti. Ma le ragioni a monte riguardano i vizi di autoreferenzialità corporativa presenti in molta parte del corpo docente, la persistente separazione con il mercato del lavoro, l’arretratezza dei contenuti e metodi della didattica, l’insufficiente collaborazione tra educatori e famiglie, l’assenza di quella formazione integrale di ciascuna persona, di tutte le persone, che si realizza riconoscendo e valorizzando i principi fondativi della nazione.

 

La stessa discussione sulla autonomia regionale non si è sufficientemente concentrata sulla necessità di integrare i poteri in materia di istruzione e di lavoro affinché, nel contesto di una cornice unitaria, si realizzino quegli ecosistemi formativi territoriali che dovrebbero produrre effettive opportunità per tutti di apprendere lungo l’intero arco di vita conoscenze teoriche e pratiche, capacità oggettive e soggettive, in funzione della permanente occupabilità. Eppure, proprio il successo educativo della provincia autonoma di Bolzano sta a dimostrare che dentro di noi esistono le buone pratiche da imitare, che non si tratta di costruire e inseguire modelli astratti ma più semplicemente di ripetere esperienze concrete. Certo, occorre mettere al centro le persone e conseguentemente sottoporre a valutazione la qualità delle singole istituzioni dell’offerta educativa, eliminare rendite e resistenze al cambiamento, assumere decisioni discontinue rispetto a ciò che non funziona da molto tempo.

 

Solo in una nuova dimensione possono trovare risposte anche le legittime attese di una rivalutazione della funzione docente. La vera politica del lavoro, la vera politica per il mezzogiorno cominciano qui, nella scuola di cui si parla solo per le periodiche stabilizzazioni.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

Il mio canto libero – Rapporto Pisa: la scuola italiana esalta e non corregge le differenze
Tagged on: