Il mio canto libero – PNRR: delusione per ipertrofia statale e speranza nei territori

Bollettino ADAPT 10 maggio 2021, n. 18

 

Il PNRR nella versione definitiva appare molto simile a quella originale, frutto di vecchie burocrazie, come se le preoccupazioni formali, inerenti la consegna alla Commissione di prodotti coerenti con i criteri europei, siano prevalse su un più attento esame dei contenuti sostanziali. Lo stesso Parlamento ha avuto un ruolo marginale risolto con contributi al margine. Ne emerge una impostazione molto tradizionale, caratterizzata da una forte ipertrofia statale, priva di quelle diffuse applicazioni del principio di sussidiarietà che l’obiettivo dello scatenamento della vitalità economica e sociale avrebbe dovuto suggerire.

 

Il piano sembra lo strumento di una sorta di rivalsa pubblica dopo gli anni di contenimento della spesa indotto dai pericoli di instabilità dei mercati finanziari. Riforme come giustizia, fisco, appalti sono rinviate nel tempo e timide nei primi approcci. La stessa digitalizzazione richiama più la vecchia informatizzazione buona per accelerare processi tradizionali che la potenziale rivoluzione e reingegnerizzazione delle grandi funzioni pubbliche sottraendole alla prigionia dei procedimenti e all’ossessione della imparzialità. A questa delusione non si sottraggono educazione e lavoro. Non mancano i buoni propositi ma l’impressione è che le cose più certe siano le ennesime stabilizzazioni dei precari della scuola a prescindere dai fabbisogni educativi e le assunzioni nel sistema di collocamento pubblico.

 

Come sappiamo, mancano molti lavori che le imprese reclamano per i loro percorsi di innovazione e il problema per i lavoratori non consiste più nell’incontro con questa domanda ma nell’accompagnamento alle nuove competenze. La stessa occupabilità non può essere intesa come un requisito standard ma come il risultato di percorsi formativi tarati sulle esperienze delle persone e sui bisogni delle imprese che devono incontrare. Aiuterebbe l’uso da parte di disoccupati e inoccupati dell’assegno di ricollocamento ove eminentemente finalizzato alla libera scelta di soluzioni formative senza passaggi inutilmente burocratici nei centri per l’impiego. Per fortuna si stanno muovendo nei territori imprese, associazioni d’impresa, scuole, università per allargare le esperienze degli ITS e IFTS o per realizzare nuove modalità di integrazione tra apprendimento teorico e pratico. Queste potrebbero incrociarsi con il rilancio dell’apprendistato duale dei giovani e degli adulti se la scelta di incentivarlo fosse più marcata.

 

La via della ripresa appare quindi più affidata ai percorsi “benedettini” delle infinite periferie d’Italia che alle strutture centrali. Lo stesso dualismo tra le aree forti e le molte aree deboli, ampliatosi nella crisi pandemica, solleciterebbe più attitudine alla sussidiarietà che alla sostituzione degli attori locali. Magari attraverso una forte deregolazione nei territori più bisognosi.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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