Il mio canto libero – Consigli (non richiesti) al ministro Orlando

Bollettino ADAPT 15 febbraio 2021, n. 6

 

Il nuovo gabinetto guidato da Mario Draghi si darà certamente l’obiettivo primario di promuovere il lavoro e la crescita economica, modificando quegli andamenti tendenziali che ci vedono fanalino di coda in Europa. Le risorse a disposizione sono molte ma per spenderle proficuamente non bastano i buoni progetti. Sono anche necessarie politiche regolatorie favorevoli alla semplificazione degli appalti, al rischio d’impresa, alla produttività del lavoro, alla maggiore occupazione.

 

Il nuovo ministro del lavoro avrà così il compito di concorrere alla maggiore occupazione attraverso iniziative concentrate soprattutto sull’incremento delle professionalità richieste dal mercato. E ciò anche allo scopo di tutelare i molti che hanno già sostanzialmente perso il posto di lavoro al di là della formale scadenza del divieto di licenziare. È questo un terreno non divisivo in un governo che riunisce gli opposti nel nome delle note emergenze. Egli potrebbe così  esprimere (finalmente) un più marcato favore per i contratti di apprendistato dedicati al conseguimento di qualifiche e titoli quali canali ordinari di ingresso nel lavoro privato (e perché no anche pubblico). Inoltre potrebbe adottare su larga scala l’assegno di ricollocamento per creare un efficiente mercato competitivo dei servizi di riqualificazione professionale.

 

Quanto alle molte forme di sostegno al reddito, ordinarie e straordinarie, un po’ di ordine non guasterebbe. Anche allo scopo di orientarle, quando possibile, a un nuovo lavoro.

A tempi migliori (per la sua parte) dovrà invece rinviare soluzioni divisive come la legge sul salario minimo e sulla rappresentatività dei corpi sociali fortemente osteggiata innanzitutto dalla Cisl nel nome del principio di sussidiarietà e della visione di una società aperta. È invero assurda l’ipotesi di rispondere alle comprensibili insicurezze del tempo presente con l’illusoria soluzione della regolazione pubblicistica (o neocorporativa) degli attori sociali. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la rinnovata Confindustria perché ogni speranza di collegare salari e produttività sarebbe vanificata dal potenziamento legislativo della contrattazione centralizzata, magari sostenuta anche dalla detassazione dei relativi aumenti (egualitari). Questi ultimi dovrebbero invece essere più efficacemente incentivati quando decisi nelle aziende e nei territori.

 

Insomma, il minimo comun denominatore non è poco e tale da evitare inutili conflitti.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

Il mio canto libero – Consigli (non richiesti) al ministro Orlando