Il mercato del lavoro tedesco nella battaglia per il Cancellierato

A sei mesi dalle elezioni federali del 24 settembre, l’opinione pubblica tedesca torna a confrontarsi con l’eredità delle riforme volute quattordici anni fa dal Cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder per rendere più flessibile il mercato del lavoro tedesco e razionalizzare lo Stato sociale.

Diversamente dalla fine degli anni Novanta, quando se ne parlava come “malato d’Europa”, la Germania di oggi è un paese in costante crescita economica; è vicino alla piena occupazione (il tasso di disoccupazione è al 6,1%, in costante calo dal 2005, mentre il numero degli occupati ha battuto un nuovo record nell’anno passato, contandosi più di 43 milioni di persone in attività). L’economia registra una ripresa dei consumi privati, anche se a languire continuano a essere gli investimenti; le parti sociali hanno sviluppato un sistema stabile ed efficiente per la formazione professionale dei giovani e, attraverso opportuni incentivi, il mercato del lavoro ha riassorbito molti dei lavoratori più anziani in precedenza disoccupati.

Intanto, il sistema-paese è alle prese con un compito insolito per le altre economie europee: rendere appetibili per il mercato del lavoro le centinaia di migliaia di rifugiati accolti entro i confini tedeschi, in particolar modo nell’ultimo biennio, attraverso un notevole dispendio di risorse pubbliche…

 

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