Il Decreto Dignità tra calo della produttività e aumento della precarietà

Il cosiddetto Jobs Act del Governo Renzi aveva l’obiettivo, implicito o esplicito, di aumentare l’occupazione, attraverso lo stimolo dell’esonero contributivo all’occupazione a tempo indeterminato, diventata, allo stesso tempo, con il contratto a tutele crescenti (CTC), meno costosa per le imprese in termini di costi di licenziamento, abolendo di fatto l’articolo 18 e introducendo una sanzione moderatamente crescente per il licenziamento illegittimo.

 

Tuttavia l’obiettivo non venne raggiunto, e l’occupazione a tempo indeterminato non crebbe, se non nei primi mesi dopo il marzo 2014 (data di entrata in vigore del CTC con l’esonero contributivo totale). Al contrario crebbe moltissimo l’occupazione a tempo determinato, fino a raggiugere il record di 4 contratti a termine su 5 nel 2017 nei flussi delle assunzioni. Il forte aumento della contrattazione a termine, tra il 2015 e la metà del 2018, è dovuto, molto probabilmente, alla contemporanea liberalizzazione, operata dal Decreto Poletti (d.lgs. n. 34/2014), e confermato nel Jobs Act con il decreto 81 del 2018 (artt. 19-29)…

 

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Il Decreto Dignità tra calo della produttività e aumento della precarietà
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