Il 2020 del lavoro autonomo e alcune proposte per il 2021

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Bollettino ADAPT 1 marzo 2021, n. 8

 

L’osservatorio sulle partite IVA del Dipartimento delle Finanze ha recentemente pubblicato i dati relativi all’anno 2020. Riteniamo importante darne una lettura, anche perché presentano alcune informazioni forse inaspettate rispetto alle attese. Come sappiamo il 2020 è stato un anno terribile per l’economia, con un drastico calo del Prodotto Interno Lordo, una forte contrazione della produzione, in un clima di profonda incertezza innanzitutto sanitaria, sociale e quindi lavorativa.

 

Nel corso del 2020, sintetizza l’Osservatorio, sono state aperte circa 465 mila nuove partite Iva, in netta diminuzione (circa il 15% in meno) rispetto all’anno precedente. La maggioranza delle partite Iva sono state aperte, in linea con gli anni precedenti, da persone fisiche. È da notare il forte incremento delle partite iva avviate da soggetti non residenti (+43%), connesso prevalentemente alla crescita del settore della vendita on-line, che presentava trend in aumento anche nel 2019. Su questo ultimo aspetto si conferma quindi il ruolo di acceleratore di dinamiche già in atto che l’emergenza epidemiologica ha comportato, sia per quanto riguarda lo sviluppo dell’economia digitale, ma anche per quanto attiene all’incremento nel settore del commercio.

 

Un effetto invece assolutamente da attribuire al Coronavirus è l’incremento di quasi il 10% rispetto al 2019 dell’apertura di partite Iva nel settore sanitario e il conseguente tracollo nei settori della ristorazione e alloggio, attività sportive e intrattenimento. Altri due dati sono molto interessanti e aiutano a comprendere le ripercussioni che la situazione attuale sta avendo sul mercato del lavoro. Il 48% delle nuove partite Iva è stato avviato da giovani under 35, inoltre il confronto con l’anno precedente denota che il calo delle aperture cresce all’aumentare dell’età e quindi che in proporzione i giovani si sono riversati maggiormente verso il lavoro autonomo. Un secondo dato riguarda le chiusure di partita Iva, che contrariamente a quanto si poteva immaginare mostra invece il 25% in meno di chiusure rispetto al 2019. Su questo ultimo aspetto ci potrebbero essere delle ragioni “tecniche” (alcuni contribuenti potrebbero comunicare tardivamente la cessazione dell’attività per esempio) che comunque non compensano il dato in questione.

 

Molto più probabilmente gli ultimi due dati sono legati da un fenomeno in particolare, strettamente connesso con la crisi economica e sanitaria: la drastica riduzione di opportunità lavorative. Molti giovani under 35, nel vedere un mercato del lavoro sostanzialmente ingessato nel 2020, per effetto di lockdown, utilizzo massiccio della cassa integrazione, blocco dei licenziamenti, non scorgendo opportunità occupazionali sul versante del lavoro dipendente, ha deciso di prendere in mano il proprio futuro avviando una attività in modo indipendente. Questa situazione non riguarda potenzialmente solo i giovani disoccupati, ma anche under 35 con contratti più o meno instabili e precari, oppure coloro che pur avendo un contratto a tempo indeterminato hanno deciso parallelamente di sviluppare e intraprendere una attività di lavoro autonomo per non essere troppo legato (o troppo dipendente) alla condizione economica del proprio datore di lavoro.

 

Allo stesso modo si può leggere il calo delle chiusure di partite iva: non avendo ulteriori occasioni di impiego come dipendenti, in un mercato che nel 2020 ha ridotto notevolmente le opportunità di lavoro, molte persone hanno preferito mantenere attiva la partita Iva, non avendo altre valide alternative. Il 2021 non sta dando segnali particolarmente incoraggianti, ma occorre mettere in atto velocemente delle scelte che possono fungere da volano per tutta l’economia in particolare per i lavoratori autonomi. Una di queste può sicuramente essere l’estensione anche ai lavoratori indipendenti di percorsi di formazione e politiche attive finanziate, ovvero dove l’onere economico non ricada interamente sul lavoratore autonomo, ma che possa invece arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze al fine di essere più spendibile nel mercato del lavoro. Parallelamente occorre costruire un sistema di welfare mirato e moderno anche per i lavoratori autonomi: questa crisi, tra bonus ad hoc e i diversi ristori ha evidenziato la totale assenza di un sistema di protezione economica per le partite iva. Qualcosa si è comunque mosso, infatti l’introduzione della ISCRO (l’indennità per la continuità reddituale e operativa dei lavoratori autonomi) è sicuramente un primo passo, importante, richiesto da diversi anni. Il prossimo passo deve essere una revisione completa e aggiornata della Gestione Separata INPS.

 

Daniel Zanda

Presidente vIVAce! CISL

 

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