Gotor: "Il reintegro non è un privilegio. Deve rimanere"

Renzi dice che non vuole fare la foglia di fico della vecchia guardia Pd: giusto, ma magari non la faccia nemmeno di Sacconi e Berlusconi…», consiglia il senatore del Pd Miguel Gotor, esponente della minoranza di Area riformista, vicino a Bersani. Il punto è sempre il discusso articolo 18… «Quando c’è un licenziamento ingiusto, per noi deve rimanere la possibilità di reintegrare il lavoratore». Una possibilità che resta di certo per quelli discriminatori. «E ci mancherebbe! Ma siccome che ci sia una discriminazione è difficile da dimostrare, rimaniamo nel campo dell’astrattezza. Invece il diritto alla reintegra deve rimanere per tutti i licenziamenti ingiusti. Posizione che fino a venti giorni fa era di tutto il Pd: ora siamo molto sorpresi che si sia voluta alzare questa bandierina ideologica».
 
Perché, se fino a venti giorni fa nel Pd eravate tutti d’accordo, c’è stata questa accelerazione del governo e di Renzi sull’articolo 18?
 
«Io credo sia un’operazione ideologica che ha anche un contenuto propagandistico, tiene impegnati a discutere di questo mentre si prepara il vero nodo politico che è la legge di stabilità».
 
E ora, dice lei, ci si sta avvitando su un discorso ideologico?
 
«Mi dispiace molto leggere un’intervista alla Serracchiani in cui definisce il diritto al reintegro un “privilegio”: si tratta di una forma di civiltà. E dico anche che il segretario della Cgil Camusso ha sbagliato a definire Renzi come la Thatcher, ma ha sbagliato anche Renzi facendo quel video in cui imita in falsetto la voce della Camusso… Così non si va da nessuna parte».
 
Come si va da qualche parte? Ci dica un po’ degli emendamenti di cui avete discusso ieri sera in una riunione tra senatori.
 
«Cercheremo di intervenire sulla delega che ci sembra un po’ troppo ampia e generica. Ci sono alcune direzioni a cui stiamo lavorando: vogliamo sostenere il contratto a tutele crescenti, ma all’interno di questa forma contrattuale chiediamo che vengano fissati alcuni criteri, prima di tutto coperture chiare e definite per gli ammortizzatori sociali. Chiediamo inoltre il disboscamento delle forme contrattuali precarie e  che non vengano estesi i contenuti del cosiddetto voucher».
 
E poi c’è, appunto, la questione dell’articolo 18.
 
«In un momento in cui un giovane su due è senza lavoro, il governo dovrebbe occuparsi di dare lavoro, non di toglierlo più facilmente a chi ce l’ha. Con l’ipotesi della delega, in uno stesso tavolo potrebbero lavorare persone coperte dall’articolo 18 e altre no: questa sì che è apartheid».
 
Se la delega restasse così com’è lei la voterebbe?
 
«Il punto del reintegro per me è discriminante. Nel proposito di toglierlo ci vedo una volontà di carattere pretestuoso».
 
Secondo lei sareste tanti pronti a non votare la legge se non ci fosse chiarezza sul reintegro?
 
«Non lo so. Ma immagino che, visto che al Senato la maggioranza è tale per sei-sette voti, potrebbe rendersi necessario il concorso di Forza Italia».
 
Sarebbe paradossale se passasse coi voti di Fi e non dì una parte dei democratici…
 
«Infatti noi stiamo facendo di tutto per evitarlo».
 
 
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