Germania: le perplessità sul salario minimo

E’ stata approvata la legge sul salario minimo, fissato a 8,50 euro lordi a decorrere dal 1° gennaio 2015.
 
Fino ad ora, in Germania, come anche in Italia, è sempre stata la contrattazione collettiva a garantire i livelli retributivi minimi attraverso la fissazione delle tariffe per le diverse mansioni nei diversi contratti collettivi. Tuttavia, la crescente preoccupazione per la progressiva riduzione della copertura dei contratti collettivi nei confronti dei lavoratori ha portato a considerare il salario minimo uno strumento più efficace rispetto alla contrattazione nell’assicurare una tutela economica minima per i lavoratori.
 
Il salario minimo è applicato a tutti i lavoratori di tutti i settori, con poche eccezioni:

  • minori senza una qualifica professionale,
  • apprendisti,
  • volontari,
  • stagisti che svolgono un tirocinio obbligatorio nel loro percorso formativo; che svolgono un tirocinio di orientamento per la scelta della formazione con durata non superiore a tre mesi oppure che svolgono tirocini non obbligatori nell’ambito del loro percorso formativo per una durata massima di tre mesi, non presso lo stesso soggetto ospitante,
  • disoccupati di lunga durata: il salario minimo non è applicabile per i primi sei mesi in caso di nuovo rapporto di lavoro.

 
Pare del tutto opportuna la deroga al salario minimo per incentivare il reinserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo periodo.
 
Ugualmente comprensibile è l’eccezione per gli apprendisti che anche ora hanno retribuzioni inferiori ai minimi tariffari. Rispetto però a tale categoria, emerge la preoccupazione che al di sopra dei 18 anni, essendo applicabile il salario minimo anche se il lavoratore non è in possesso di una qualifica professionale (mentre per i minori nelle stesse condizioni non è applicabile, v. elenco sopra), si inneschi un meccanismo di abbandono dell’apprendistato per lavori non qualificati e senza formazione. Per questo motivo, qualcuno propone di elevare il limite di età dell’applicazione del salario minimo da 18 a 23 anni, per evitare l’effetto spiazzamento sull’apprendistato.
 
Per gli stagisti, invece, l’eccezione è prevista solo in caso di tirocini obbligatori oppure tirocini di orientamento con durata non superiore a 6 settimane, in tutti gli altri casi anche per gli stagisti è prevista l’applicazione del salario minimo. Infatti, anche in Germania, c’è preoccupazione per la crescente diffusione dell’utilizzo dei tirocini, tanto da portare il Ministro del lavoro ad affermare di voler porre fine al modello della “Generazione tirocini”.
 
Fino al 31 dicembre 2016 è previsto un regime transitorio durante il quale sono possibili deroghe in applicazione della legge sul distacco dei lavoratori e della legge sulla somministrazione di lavoro. Ma a decorrere dal 1° gennaio 2017, il salario minimo sarà generalizzato, con le sole eccezioni previste dalla specifica normativa.
 
Il progetto di legge sul salario minimo prevede anche l’istituzione di una apposita Commissione, il cui compito principale consiste nel formulare le proposte di adeguamento del salario minimo. Le parti sociali nominano ciascuna tre rappresentanti di cui almeno una donna e un uomo e un esperto, senza diritto di voto; infine un presidente, nominato congiuntamente. La Commissione sarà perciò composta da un presidente, sei membri e due esperti.
 
A partire dal 1° gennaio 2017 il salario minimo sarà rivisto ogni due anni. La Commissione farà la proposta del nuovo importo e il Governo federale lo adotterà mediante decreto legge.
 
Il Ministero del lavoro tedesco ha stimato in 3,7 milioni i lavoratori che beneficeranno dell’introduzione del salario minimo. Secondo altri calcoli, nel 2012 erano ben oltre 5 milioni i lavoratori che percepivano meno di 8,50 euro all’ora.
 
Tuttavia, forti perplessità sull’introduzione di tale misura e sulle possibili conseguenze negative sono espresse da autorevoli economisti. Secondo IZA, un importante istituto di ricerca sui temi del lavoro, 600.000 lavoratori, soprattutto lavoratori con bassa qualificazione, part-time, donne, residenti all’Est potrebbero perdere il loro posto di lavoro, determinando un incremento della disoccupazione di 1,38 punti percentuali e portando il tasso fino al 8,7%. Per altri, l’introduzione del salario minimo costerà la perdita di 50.000 posti di lavoro all’anno.
 
Si ritiene, inoltre, che potrebbero svilupparsi pratiche volte ad aggirare il salario minimo, attraverso ore straordinarie non retribuite, così come si incentiverebbe la sostituzione di contratti di lavoro subordinato con lavoro autonomo. Gli economisti, non si sa quanto in modo strumentale, paventano anche un incremento dei lavoratori stranieri provenienti da paesi con salario minimo inferiore, ovvero tutti gli altri paesi europei tranne Olanda (9,07 euro), Belgio (9,10 euro), Francia (9,43 euro) e Lussemburgo (11,10 euro) che hanno salari minimi superiori.
 
Ma gli effetti negativi non sarebbero soltanto sull’occupazione, ma anche sui prezzi. Infatti, l’aumento del costo del lavoro determinato dal salario minimo si trasformerà verosimilmente in un incremento dei prezzi per i consumatori, portando l’inflazione all’1,8%.
 
Considerato tutto, gli esperti contrari all’introduzione del salario minimo suggeriscono di fissare inizialmente almeno importi inferiori rispetto agli 8,50 euro, per verificare l’impatto dell’introduzione sul mercato e solo successivamente nel caso incrementarlo, se le evidenze non lo sconsigliano.
 
Nonostante il saggio consiglio, difficilmente il salario minimo verrà modificato, almeno per la parte che riguarda il suo importo.
 
Silvia Spattini
Direttore e Senior Research Fellow di ADAPT
@SilviaSpattini
 
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