Furlan: lo sciopero Cgil divide il lavoro

Anna Maria Furlan, 56 anni, genovese, sposata con un figlio. Una carriera nel sindacato. Ha scalato tutta la piramide. Quando Bonanni se n’è andato, è arrivata lei con un voto quasi unanime. Tosta e spigolosa dicono quelli chela conoscono ma anche brillante e sensibile e sa toccare le corde del cuore.
 
Camusso, un anno fa, qui a Mix24 diceva «mai più uno sciopero generale se non è unitario». Adesso ne ha proclamato uno per il 5 dicembre. Sarà unitario?
È solo della Cgil, l’ha proclamo la Camusso.
 
Niente, voi non ci sarete.
Non ci pensiamo nemmeno, non è oggi lo strumento adatto.
 
Ma tra Camusso e Landini con chi ha più facilità di dialogo?
Forse con la Camusso ma ogni organizzazione si sceglie il suo capo.
 
Perché più con la Camusso che con Landini?
Ha più spirito confederale.
 
Cioè Landini com’è?
Penso che Landini sia rivolto al passato e non abbiamo bisogno di chi si rivolge al passato per creare il futuro.
 
La riforma della Pa della Madia vi convince?
No, è molto molto debole, non va al cuore del problema perché bisogna fare la riorganizzazione della Pa in concomitanza alla riforma della Pa. Per adesso siamo soltanto ai titoli sulla semplificazione.
 
Ma ne avete parlato?
Ben poco, forse lunedì iniziamo a parlarne seriamente. Lei ha detto che nel Jobs Act ci sono degli ottimi spunti.
 
Quali?
Ad esempio questo contratto a tutele crescenti, a tempo indeterminato, rivolto però io aggiungo, e su questo vedremo cosa fa il governo, innanzitutto ad assorbire le tante precarietà che abbiamo nel mondo del lavoro.
 
Cioè, va nella direzione giusta il contratto a tutele crescenti?
Quello lo vediamo attraverso gli incontri che faremo sui decreti attuativi. Per adesso siamo ad annunci e slide.
 
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Furlan: lo sciopero Cgil divide il lavoro
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