Politically (in)correct – È il momento di una mediazione del Governo nella vertenza dei metalmeccanici

Le cronache estive che si sono occupate dei problemi  riguardanti le relazioni industriali  hanno sottolineato  come il negoziato interconfederale sia sostanzialmente bloccato sul tavolo – fino ad ora inconcludente – del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. In realtà, si tratta di eufemismi, giacché la svolta negli assetti della contrattazione collettiva, se ci sarà, non potrà prescindere – per tante ragioni – da quanto avverrà nel confronto aperto nella più importante (e politicamente delicata) categoria dell’industria. Ciò è così  vero se si pensa al fatto che la piattaforma elaborata, all’inizio dell’anno, da Cgil, Cisl e Uil è risultata tanto ‘’fuori mercato’’ da non essere stata neppure presa in considerazione dalla Confindustria.

 

Sul tavolo dei metalmeccanici, invece, l’iniziativa è stata presa dalla Federmeccanica, la quale ha presentato una proposta di riordino dei livelli di contrattazione innovativa e coerente, al di là degli aspetti più o meno condivisibili. In sostanza, sul versante delle parti sociali non ci sono ancora segnali  di cambiamento e di capacità di svolgere quel ruolo che continuano a rivendicare – senza mettere in campo dei risultati  comuni e concreti – come espressione e conferma della loro autonomia. Va notato, tuttavia, che qualche segno di vita è arrivato, in questi mesi di stallo, da parte dei grandi soggetti sociali.

 

L’accordo interconfederale dello scorso 14 luglio, ad esempio, ha cercato di conferire quella copertura contrattuale necessaria ad utilizzare gli incentivi per l’incremento della produttività – anche in carenza di un’iniziativa diffusa nei territori – individuando una bozza di accordo che ‘’costituisce un modello utile per l’attuazione delle finalità perseguite dalla legislazione in materia di misure per l’incremento della produttività del lavoro e, pertanto, per il conseguimento dei relativi benefici per i lavoratori’’, senza, peraltro, sostituirsi ‘’ad eventuali e specifiche intese aziendali o pluriaziendali’’.

 

A pensarci bene si tratta di una soluzione non molto diversa da quella prefigurata dalla più recente legislazione d’Oltralpe (il c.d. jobs act francese)  che tante reazioni aveva suscitato da parte dei sindacati ed in particolare della CGT. Il Governo, dal canto suo, continua ad agitare la prospettiva di un intervento di carattere legislativo. Ma più che la minaccia di usare la clava della legge, sembra essere un paterno rimbrotto (l’ultimo è venuto dal ministro Giuliano Poletti). Se è  possibile e probabile, infatti, risorse permettendo, un rafforzamento della detassazione a favore della contrattazione di prossimità (e quindi una misura indiretta sull’assetto delle relazioni industriali), sembra più difficile (anzi, non sarebbe proprio auspicabile) un provvedimento  di carattere legislativo che sposti il baricentro della contrattazione collettiva in azienda (o nel territorio).

 

Viene da chiedersi, a questo punto, se non sia il caso di seguire altre vie che fanno parte della ‘’cassetta degli attrezzi’’ del diritto sindacale: la mediazione governativa, innanzitutto. ‘’Esatto’’: direbbe l’ineffabile Poletti nella versione di Maurizio Crozza. E’ aperta da mesi la vertenza dei metalmeccanici, il cui esito è destinato a ‘’fare scuola’’. Le parti sociali non riescono a venirne a capo, come tante altre volte è accaduto nella storia pluridecennale di quella categoria. La mediazione governativa è intervenuta di frequente allorché si è trattato non solo di risolvere problemi economici e normativi, ma anche quando (e soprattutto) si è reso necessario sbloccare cruciali questioni di principio come quella delle regole della contrattazione collettiva, che, grazie all’iniziativa dell’esecutivo, uscivano dal mero contesto delle relazioni industriali per entrare a far parte della politica del lavoro ispirata dal governo stesso.

 

Bene. Quale è la conclusione di questo ragionamento ? Il Governo convochi le parti impegnate nel rinnovo dei metalmeccanici  e si impegni a favorire un’intesa tra di loro, che sarà ben presto imitata ed assunta come criterio generale (restituendo così a quella categoria quel ruolo che ha esercitato in passato e che ha smarrito strada facendo). Se il tentativo non riesce formuli, il Governo stesso, una proposta di mediazione da ‘’prendere o lasciare’’, che sia comprensiva anche di un nuovo assetto contrattuale. A quel punto ognuno sarà posto di fronte alle proprie responsabilità. I sindacati non possono continuare ad occuparsi soltanto dei pensionati e dei pensionandi.

 

 

Giuliano Cazzola

Membro del Comitato scientifico ADAPT

Docente di Diritto del lavoro UniECampus

 

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Politically (in)correct – È il momento di una mediazione del Governo nella vertenza dei metalmeccanici
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