Il mio canto libero – Dalla pandemia l’impulso al decentramento delle relazioni di lavoro

Bollettino ADAPT 13 settembre 2021, n. 31

 

La pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle imprese. Ciascuna a modo suo. Ne dovrebbe ora conseguire un corrispondente salto nelle relazioni di lavoro per adattare nella dimensione aziendale gli inquadramenti, lo sviluppo delle competenze, il modo di certificarle, gli orari, il lavoro agile, l’impiego dei contratti a termine, le componenti variabili delle retribuzioni. Presupposto necessario dovrebbe essere una maggiore disponibilità di imprenditori e manager a dedicare tempo e intelligenza alla valorizzazione del lavoro. Non è infatti più sufficiente il mero recepimento del contratto nazionale in quanto sempre meno idoneo a risolvere la convergenza tra esigenze delle imprese e dei lavoratori secondo una taglia unica.

 

La cornice nazionale rimane certamente utile per il rafforzamento e l’estensione (alla non autosufficienza) dei grandi fondi collettivi dedicati a sanita e previdenza integrativa. Ma irrigidire tutto attraverso soluzioni omologhe appare davvero antistorico. Così come la legge sulla rappresentanza avrebbe il solo effetto di consegnare alle burocrazie centrali dei corpi sociali la pretesa di regolare tutto da Roma. È l’ora, al contrario, della effettiva sussidiarietà orizzontale e verticale che esalta la funzione della rappresentanza di prossimità la quale a sua volta non ha bisogno di regole perché spontaneamente verificata e rispettata dalle parti.

 

Le strutture nazionali hanno il compito di assistere e sollecitare questi processi. È il passaggio al lavoro per obiettivi e risultati, alle carriere fondate sui risultati e sugli incrementi professionali, alla remunerazione premiale, all’ulteriore welfare tarato sui bisogni dei territori. È il passaggio a relazioni fondate sulla collaborazione e non più sul conflitto. Le stesse politiche attive per il ricollocamento dei lavoratori nel tempo delle (auspicate) transizioni si realizzano solo nelle economie locali ove è possibile tarare gli investimenti formativi sulla domanda delle imprese e sulle competenze di ciascun disoccupato. Non dovrebbe essere difficile il cambiamento nella cultura dell’impresa e del lavoro. Altrimenti la tecnologia sarebbe banalizzata a semplice accelerazione dei vecchi processi fordisti.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

 

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