Contrattazione: si riducono i tempi e crescono i salari

C’è un dato tanto marginale quanto significativo che emerge dal rapporto Adapt sulla contrattazione collettiva presentato di recente a Roma: la parola crisi è presente in un solo dei 24 contratti collettivi nazionali di categoria stipulati nel 2016.

A ciò si aggiungano due elementi: da una parte l’aumento dei minimi retributivi dell’1,3% rispetto all’anno precedente, il più delle volte per adeguamento al tasso di inflazione ma in alcuni casi anche sulla base delle condizioni economiche del comparto.

Non sono questi gli unici spunti interessanti contenuti nel rapporto dall’Associazione fondata da Marco Biagi e giunto quest’anno alla sua terza edizione. Accanto ai 24 contratti collettivi di categoria, i ricercatori di Adapt hanno passato al setaccio 22 accordi territoriali nel settore del turismo e 370 contratti aziendali. Questi i principali risultati.

La retribuzione si conferma la materia più regolata ad ogni livello negoziale: la buona notizia è che crescono i minimi retributivi, la cattiva però è che la contrattazione fatica a smarcarsi da una mera logica redistributiva. Ancora al palo resta infatti la valorizzazione delle performance individuali dei lavoratori, con i premi legati alla professionalità che crescono sì ma in misura troppo contenuta (dall’1,5% del 2015 al 2,8% del 2016).

Le parti sociali si rivelano più innovative invece sul fronte della flessibilità oraria e del welfare, spinti non solo dall’esigenza di migliorare la produttività ma anche in risposta alle crescenti necessità di conciliazione vita-lavoro dei lavoratori…

 

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