Come lo smart working può uccidere il capitalismo

Il mio primo “lavoretto” fu fare il cameriere in un grosso ristorante vicino a un luogo di culto e pellegrinaggio. I clienti arrivavano a ondate, in corrispondenza con gli orari delle funzioni religiose, e ricordo che io e un mio amico, assunti insieme, all’inizio facemmo di tutto per sembrare i migliori camerieri che quel ristorante avesse mai avuto: ci affannavamo premurosi e attenti ai tavoli, correndo a destra e a sinistra tra centinaia di avventori.

 

Qualche giorno dopo, il capo-cameriere ci vide mentre, in un momento di “stanca”, stavamo chiacchierando in giardino. Ci sgridò e ci intimò di tornare al lavoro. All’obiezione del mio amico che non ci fosse nulla da fare poiché non c’erano clienti, ci cominciò ad affidare compiti pressoché inutili, come per esempio controllare che le posate non avessero macchie. Dai giorni successivi, cominciammo a prendercela molto più comoda nel servire ai tavoli…

 

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